La Cà Granda ospite dell’Università degli Studi di Milano e anche della Design Week
Maria Luisa
MENOZZI CANTELE
Avvocato
Milano ha ospitato in questi giorni l’evento della Design-Week di importanza internazionale.
La città è stata in grande fermento in tutte le diverse “locations”, offrendo rilevanti attrattive ai cittadini ed ai numerosi turisti.
Una singolare interessante “location” è stata l’Università degli Studi che ha ospitato nei suoi cortili le singolari installazioni degli archistars che hanno suscitano l’interesse e la curiosità dei visitatori con le loro proposte.
Appare tuttavia rilevante ricordare le storiche origini della Cà Granda ospite dell’Università degli Studi di Milano onorata anche da questa nuova destinazione.
L’edificio che ospita l’Università degli Studi di Milano, e dove ha sede la Facoltà di giurisprudenza, stupisce per la sua straordinaria bellezza.
Con un’intelligente opera di riadattamento architettonico sono state armoniosamente accompagnate alle preziosità dei cotti dello stile gotico-romanico che inquadrano le bifore della facciata alle eleganti ed agili arcate del grandioso cortile, ai segreti dei bellissimi piccoli cortili interni, con le pareti di mattoni a vista, le adeguatissime strutture degli interni, con legni pregiati, marmi, in una perfetta intonazione tra antico e moderno.
La Cà Granda era l’Ospedale della Milano della fine del ‘400, voluta come importante opera umanitaria dal duca di Milano Francesco Sforza, che posò la prima pietra il 12 aprile 1456 per una città che allora era di circa 100.000 abitanti, e chiamò come architetto il Filarete.
Nei tondi sopra alle splendide bifore della facciata sono raffigurati busti di santi, che ben si adattano alla destinazione dell’opera.
Successivamente, nel ‘600, l’Ospedale fu ampliato dal Richini nonché da Fabio Mangone e G.B. Pessina, che costruirono la parte centrale, con il grandioso cortile e porticato ad archi.
Nell’800 fu completata la parte che è rivolta verso via Francesco Sforza.
Con i bombardamenti dell’agosto ’43 l’Ospedale fu orrendamente devastato e fu ricostruito con fondi specifici dello Stato sotto il rettorato di Menotti De Francesco, a partire dal 1950, secondo il progetto degli architetti Annoni, Portaluppi e dell’ingegner Belloni e con la collaborazione di Liliana Grassi che, dopo la scomparsa di Annoni, si occupò del ripristino dell’ala più antica.
Nel contesto della Milano della fine del ‘400, la Cà Granda era sita ai confini della città, in un’area tra la chiesa di S. Stefano e la chiesa di S. Nazaro in Brolo, dove già esistevano un palazzo ed alcune case con annesso un orto di proprietà del duca.
Alla costruzione della Cà Granda concorsero per secoli le ricchezze dei grandi, degli umili e degli ignoti: proprio per dare impulso alle beneficienze per la costruzione dell’opera, su istanza di Francesco Sforza, papa Pio II istituì la “Festa del Perdono” che si celebrò ogni anno il 25 marzo, alternativamente per il Duomo e per l’Ospedale, fin dal 1459: in tale occasione, per ottenere indulgenze, venivano versati gli oboli che consentivano proficue raccolte di fondi.
La “Festa del Perdono” in vigore fino alla metà dell’800, era occasione di grandi celebrazioni: accorrevano grandi moltitudini, venivano esposti i ritratti dei benefattori sotto i porticati.
Conoscere la storia dell’edificio, di così alto decoro, che ora ospita l’Università e immaginarlo, ora che lo si può usare, nella sua moderna veste ed altissima funzionalità, come era, nella Milano di allora, costituisce senz’altro un motivo ulteriore di rispetto e di attenzione.