Un Paese travagliato da una guerra civile lunga 8 anni e da accesi conflitti negli ultimi 8 mesi
di Maria Luisa
MENOZZI CANTELE
Sembra importante riassumere a grandi linee la storia della Libia da ultimo travagliato da una guerra civile lunga 8 anni e da accesi conflitti negli ultimi 8 mesi.
Il Paese, da sempre popolato da tribù, nel periodo dal 2007 al 2002 avanti Cristo, fu sottomesso ai Faraoni dell’antico Egitto; nei secoli si succedettero diverse dinastie finché tra il IX e il XII secolo avanti Cristo venne colonizzato dai Fenici. Nel secolo VI avanti Cristo cadde sotto il dominio di Cartagine e nel secolo IV sotto l’influenza greca.
Nel 332-331 avanti Cristo Alessandro Magno conquistava l’Egitto e dopo la frantumazione dell’Impero alessandrino, la Cirenaica entrò nell’orbita dell’Egitto ellenistico dei Tolomei, successivamente nel 74 avanti Cristo, divenne provincia romana con alterne vicende secondo la successione dei diversi imperatori. Le città di Leptis Magna, di Sabratha e Cirene acquistarono rilevanza.
Nella seconda metà del V secolo, i vandali di Genserico, provenienti dalla Penisola Iberica, conquistarono la Tripolitania e lì si insediarono conquistando successivamente Sicilia, Sardegna, Corsica e Isole Baleari. Nel 533 dopo Cristo l’imperatore bizantino Giustiniano mosse guerra in Africa; il dominio romano e cristiano durò fino al 698 quando un’ondata islamica, proveniente dall’Egitto, saccheggiò Cartagine. Gli arabi con i loro califfati dominarono fino al 1135-1153 quando i Normanni di Ruggero II conquistarono l’intera costa libica; nel 1551 la Tripolitania passò sotto il dominio ottomano; nel 1771 un ufficiale dell’esercito turco si ribellò al sultano divenendo sovrano della Libia; fondò la dinastia dei Karamanli che regnò sulla Libia per i successivi 124 anni, cioè fino al 1892.
Il 5 ottobre 1911 Giovanni Giolitti, deciso a conquistare la Libia che allora era colonia dell’Impero ottomano, sotto la pressione dei gruppi finanziari che avevano investito capitali in Libia, dichiarò guerra all’Impero ottomano. In quella circostanza, l’Italia conquistò Rodi e le isole del Dodecanneso. La guerra si concluse con la pace di Losanna il 18 ottobre 1912, ma successivamente intervenne un periodo di guerriglia tra italiani e libici fino alla scomparsa di Omar Al Mukstar nel settembre 1931, data in cui intervenne la pacificazione.
Negli anni Trenta, con l’avvento del fascismo, prese impulso l’afflusso di coloni provenienti da Veneto, Sicilia e Basilicata con una politica favorevole agli arabi libici.
L’immigrazione cessò con l’avvento della Seconda guerra mondiale e si concluse nel gennaio 1943 quando la Libia venne occupata dalle truppe degli alleati. Nel 1947 l’Italia dovette abbandonare tutte le sue colonie.
Nel 1953 la Libia entrò nella Lega Araba e nel 1955 nell’Onu; sempre nel 1955 iniziò l’esplorazione petrolifera. Venne rovesciata la monarchia con un colpo di stato incruento contro Re Idris e il Paese fu ribattezzato Repubblica araba di Libia presieduta da Gheddafi che nazionalizzò tutte le imprese di estrazione petrolifera, privò gli italiani di ogni loro bene costringendoli a lasciare il Paese entro il 15 ottobre 1970. Gheddafi cercò di fondare una Federazione delle Repubbliche arabe con Egitto e Siria. Si dichiarò nemico degli Stati Uniti e di Israele e fu progressivamente emarginato dalla Nato. Il colonnello Gheddafi dominò sulla Libia per ben 42 anni; nel 2008 Gheddafi firmò un trattato di amicizia e cooperazione con Berlusconi, soggiornando a Roma nel giugno 2009 per tre giorni. Venne ucciso la mattina del 20 ottobre 2011 nei dintorni di Sirte dai guerriglieri della rivoluzione.
Negli ultimi anni è continuata la guerra civile. Le potenze straniere, Russia e Turchia da un lato, e Usa dall’altro, hanno cercato di mediare la situazione incandescente. Le ultime notizie sono quelle relative al blocco degli attacchi bellici a partire da domenica 12 gennaio 2020. Le Potenze ritengono che una soluzione politica si debba raggiungere evitando quella militare che pregiudicherebbe anche gli interessi degli italiani tuttora presenti ed operanti in Libia, soprattutto alla luce della Conferenza di pace di Berlino, in assenza degli interlocutori libici, con i cinque Paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, più Italia, Turchia, Egitto ed Emirati. L’obiettivo è quello di ottenere un’osservanza incondizionata del cessate il fuoco con la definizione di una linea del fronte da non oltrepassare e l’istituzione di una Commissione militare sotto l’egida dell’Onu che verifichi il rispetto della tregua. Lo scenario libico vede da una parte il governo di accordo nazionale libico (Gna) guidato da Fayez Al Serraj (che fa capo alla città di Tripoli) riconosciuto dall’Onu e dall’altra l’esercito nazionale libico (Lna) che fa capo alla città di Bengasi del generale Khalifa Haftar.
Al Serraj è sostenuto dal presidente turco Erdogan per rilanciare una Conferenza di pace. Vladimir Putin, sostenitore di Haftar, ha incontrato sabato 11 gennaio scorso Angela Merkel; insieme hanno parlato con il presidente francese Macron per sottolineare l’importanza del rispetto della tregua di “cessate il fuoco” per affrontare le questioni politiche, economiche e di sicurezza alla base del conflitto.
L’Europa dovrà contenere l’influenza di Turchia e Russia sul Paese per garantire il rispetto della tregua.
La Libia è un Paese dove le tribù sono alla base del tessuto sociale e dovrebbero essere coinvolte nelle conferenze internazionali come invece non è avvenuto nelle conferenze tenutesi a Parigi e a Palermo.
Sul fronte del petrolio, le Potenze si impegnano a completare il gasdotto Nord Stream 2, impresa sostenuta da Angela Merkel, entro la fine anno 2020 o inizio 2021.
Gli sviluppi della situazione libica sono sotto continua osservazione viste le turbolenze, i contrasti e i molteplici interessi tuttora esistenti.
Da ultimo il generale Haftar ha rifiutato di sottoscrivere l’impegno a ritirare le truppe e a cessare il fuoco e proseguono le trattative di mediazione.