I “nodi” legati alla difficile attuazione di una reale integrazione tra i Paesi membri
dell’avvocato Maria Luisa MENOZZI CANTELE
Unione Giuristi Cattolici Italiani
I Paesi dell’Eurozona vivono da mesi i problemi della crisi dell’Euro introdotto nel 2001, causati dalle difficoltà finanziarie di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo. La crisi è stata affrontata nel corso dell’anno con numerosi vertici, ai quali hanno partecipato la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio italiano Mario Monti e il presidente della Bce Mario Draghi, per cercare di superarla.
L’auspicata integrazione politica è ancora lontana e di non facile realizzazione. Se per Angela Merkel l’Unione politica è soprattutto in campo bancario, fiscale e finanziario, per i francesi va rispettato il principio della solidarietà sociale e occorre tempo perché Bruxelles venga trasformato in un vero centro di governo legittimo e effettivo.
Si profila la necessità di modificare i trattati.
Il Trattato di Lisbona, firmato il 13.12.2007 ed entrato in vigore ufficialmente il 1° dicembre 2009, recepisce gran parte delle innovazioni contenute nella Costituzione europea sottoscritta a Roma il 25.10.2003 da 25 Stati membri, ma tuttavia non entrata in vigore per mancanza di ratifica imposta dai no ai referendum in Francia e Paesi Bassi; il Trattato di Lisbona, inoltre, abolisce i pilastri del Trattato di Amsterdam del 1997, provvede al riparto tra Unione e Stati membri, rafforza il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali. Non contiene tuttavia previsioni per una cooperazione economica tra gli Stati membri.
Va tuttavia data la precedenza a:
– riforme strutturali e rafforzamento del mercato interno, con incentivi fiscali e legislazione più leggera per attirare gli investimenti;
– all’Unione bancaria con un sistema di garanzia europea dei depositi, un fondo di risoluzione per i fallimenti bancari e una più forte centralizzazione della vigilanza bancaria;
– all’integrazione delle politiche di bilancio con approfondimento del Fiscal Compact, istituzione finanziaria internazionale denominata Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) recentemente approvato dalla Corte Costituzionale Tedesca;
Il 2 marzo 2012 è stato firmato il Patto di bilancio, che è il trattato sulla stabilità fiscale, da 25 Stati dell’Unione Europea con eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca. Entrerà in vigore il 1° gennaio 2013 se almeno 12 membri della zona Euro l’avranno ratificato.
Dopo la ratifica ogni Paese avrà tempo fino al 1.1.2014 per introdurre la regola che impone il pareggio di bilancio nella legislazione nazionale. Solo i paesi che avranno introdotto tale regola entro il 1.1.2014 potranno ottenere eventuali prestiti dal Meccanismo Europeo di Stabilità.
L’Italia ha firmato il patto il 2.3.2012.
A oggi non esiste un’unione fiscale tra Stati indipendenti e proprio al fine di coordinare le politiche fiscali degli Stati membri della zona euro è tuttora in vigore il Patto di stabilità e crescita più volte riformato.