Alcuni spunti di riflessione che esprimono il comune sentire dei Giuristi cattolici

di Pietro A. SCAVELLO
Avvocato

fake news

Qualche parola di commento merita il “memoriale” di fine agosto 2018 del vescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, da più parti intitolato addirittura “Il coraggio di un Vescovo”. Fermo restando che, come molti hanno detto e scritto «il Papa non ha bisogno di essere difeso», sembra proprio che il “memoriale” rientri, a pieno diritto, in quelle che comunemente vengono definite “fake news”. Tanto più gravi, almeno per i cattolici, se esse provengono da un vescovo. Abbiamo letto tutto il “memoriale”, e ci sembra di poter rilevare – sia dal punto di vista ecclesiale, sia dal punto di vista più propriamente giuridico – alcuni spunti di riflessione.

Il fatto

Come è noto, ma forse non a tutti, il “memoriale”, si estende per oltre 15 pagine, vorrebbe informare l’opinione pubblica di presunti gravi e censurabili comportamenti a carattere sessuale, precisamente pedofilo, e contestualmente denunciare/accusare eminenti personalità della Chiesa cattolica di avere coperto tali comportamenti. Esplicita è l’accusa al Papa di avere coperto l’ex arcivescovo di New York Mc Carrick.

L’autore dichiara di voler contribuire, così, alla moralizzazione della Chiesa, anzi della gerarchia ecclesiastica, sotto il manto della lotta alla pedofilia in certi ambienti ecclesiastici, con riferimento anche al Vaticano. Il vescovo Viganò cita, infatti, ripetutamente, le alte gerarchie vaticane, tra cui il Segretario di Stato ed alcuni suoi stretti collaboratori, nonché alcuni Vescovi e Cardinali di tre continenti. L’autore del “memoriale” li ritiene tutti responsabili di aver “coperto”, con le loro omissioni, il comportamento pedofilo ed omosessuale dell’ex arcivescovo di New York Mc Carrick, l’alto prelato destituito alcuni mesi fa proprio da papa Francesco. Questo, in estrema sintesi, il contenuto del “memoriale”.

Il commento

Dal punto di vista ecclesiale, da “poveri cristiani” osserviamo che il metodo del vescovo non è condivisibile: infatti sia nel testo letterale, sia (vorremmo dire) nello “spirito” generale del “memoriale” manca del tutto quell’afflato ecclesiale di misericordia e volontà di correzione fraterna e “privata” che dovrebbe animare l’opera di tutti i Cristiani quando si rivolgono a coloro che si ritengono a torto o a ragione, meritevoli di un rimprovero fraterno (cfr. Vangelo di Matteo, capitolo 18, versetto 15 e seguenti – Vangelo di Luca, capitolo 17, versetti 3-4); d’altronde, a prescindere dalla modalità di diffusione a “tappeto” a mezzo stampa, le accuse direttamente rivolte a papa Francesco (e ad altri numerosi Vescovi e Cardinali, tra i quali molti suoi collaboratori) contrastano, in particolare, con l’atteggiamento – fermo e rigoroso – tenuto proprio da papa Francesco in materia di pedofilia; fino a giungere a destituire proprio quel cardinale McCarrick, che il vescovo Viganò ritiene invece essere stato “coperto”; tanto più che, ad onta di tutte le testimonianze de relato di cui è fondamentalmente costituito il “memoriale”, l’unico fatto certo nell’intera vicenda è proprio la destituzione del predetto prelato.

Dal punto di vista giuridico, ad una prima lettura sembra possibile rilevare che nessuna delle accuse di copertura della pedofilia di questo o di quell’altro esponente della gerarchia risulta direttamente documentata: ad onta dei nomi e di qualche data, si tratta – almeno fino ad ora – di testimonianze de relato actoris, cioé indirette, che allineano solo una serie di semplici supposizioni presentate, invece, come eventi realmente avvenuti. D’altra parte – come lui stesso riconosce – le accuse del vescovo Viganò risultano unicamente dai suoi appunti; così come ammette che la sua prospettazione dei fatti è smentita dai suoi stessi interlocutori: la credibilità complessiva del “memoriale” in punto di accuse di omissione rivolte al Papa e ad altri Vescovi è meno che scarsa, e un avvocato la smantellerebbe facilmente.

Incoerente del tutto con l’intento (solo) dichiarato di “fare pulizia” all’interno della Chiesa gerarchica è il comportamento dell’autore: egli, pur al corrente di quelle che considera non dicerie o maldicenze, ma gravi fatti conosciuti, nulla risulta avere denunciato all’Autorità giudiziaria statunitense o all’Autorità giudiziaria italiana, né al momento in cui ne è venuto a conoscenza, né ora. Chi e/o che cosa gli ha impedito di denunciare ciò che egli accusa altri di avere coperto? Perché per la pubblicazione ha atteso che papa Francesco destituisse il cardinale McCarrick?

E ciò è tanto più grave in quanto le modalità scelte da vescovo Viganò per diffondere le accuse a mezzo stampa addirittura a livello mondiale non consentono alle persone diffamate o chiamate in causa di difendersi, se non a danno già procurato; il che lascerebbe presumere che l’intento dell’autore non sia tanto un invito ad emendarsi, quanto – nonostante i buoni propositi contenuti nelle frasi finali del documento – una volontà diffamatoria e scandalistica.

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