Integrare senza confondere: il messaggio del Papa per la 45ª Giornata mondiale
di Adriano FABRIS
Docente di Filosofia morale all’Università degli Studi di Pisa
Nel suo messaggio per la 45ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Santo Padre non solamente ritorna su un tema – il mondo di Internet – sul quale già si era soffermato negli anni precedenti, ma offre indicazioni preziose che possono orientarci nel confronto, oggi sempre più urgente, con i mutamenti provocati dalle nuove tecnologie. Il punto centrale di questa proposta emerge fin da subito: la comunicazione nell’era digitale offre la possibilità di “stabilire relazioni” e di “costruire comunione”. In questa dimensione relazionale trova infatti espressione, in maniera nuova, il significato originario di quel verbo – “comunicare” -, che appunto già nella sua radice fa esplicito riferimento alla prospettiva comunitaria e alla capacità di comunione che gli esseri umani sono chiamati a realizzare.
Il legame potenziale di cui parlo – e che le tecnologie digitali consentono di potenziare – deve però realizzarsi in forme autentiche. Ecco il problema. Per esprimerci in maniera ancora più precisa: si tratta di processi che vanno guidati e motivati da un punto di vista etico. Non è un caso, dunque, che il compito di chi si confronta con l’ambiente digitale è proprio quello – come dice lo stesso titolo del messaggio – di contribuire alla creazione di una “autenticità di vita”.
Tutti noi infatti viviamo – sia i più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, abituati fin da piccoli a utilizzare queste tecnologie, sia coloro che ne hanno appreso l’uso in un secondo momento – in una condizione di ampliamento della nostra possibilità di far esperienza. E la stessa nozione di “esperienza” si è ormai decisamente allargata. Viviamo infatti, per dir così, fra due mondi. Da una parte c’è il mondo delle relazioni quotidiane, all’interno del quale la realtà s’impone con le sue leggi e, spesso, con quella specie di resistenza che avvertiamo tutte le volte che non riusciamo a fare ciò che vogliamo. Dall’altra c’è la dimensione virtuale, in cui estendiamo le nostre capacità, moltiplichiamo le nostre relazioni, sperimentiamo, anche in forme inedite, un prolungamento di quello che siamo. Quasi si trattasse di una seconda vita. Tutti noi, sia che usufruiamo di questi nuovi mondi, sia che non lo facciamo, abitiamo dunque in uno spazio di relazioni molto diverso da quello in cui potevamo vivere nel passato. Lo dicevo prima: stiamo fra due mondi. E dobbiamo imparare a starci bene.
A ben vedere – e questo è un altro punto essenziale del messaggio del Santo Padre – il problema è dunque quello di tenere assieme, in maniera autentica, le connessioni che la rete ci offre e il territorio, lo spazio che quotidianamente abitiamo. Senza contrapporre queste due sfere, ma anzi integrandole positivamente. Lo afferma il Papa, in maniera esplicita. Leggiamo infatti: «La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica d’incontro personale con l’altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di condivisione, di “amicizie”, ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio “profilo” pubblico».
Ecco dunque il compito: coniugare insieme il mondo virtuale, nel quale possiamo abitare grazie alla mediazione delle tecnologie digitali, e il territorio reale in cui si sviluppano le nostre varie relazioni. Non si può ormai rinunciare a nessuno dei due ambiti. Ma bisogna integrarli senza confonderli. Bisogna, cioè, sfruttare l’occasione di un ampliamento dei contatti, quale ci viene offerto dal nostro essere in rete, anche per vivere autenticamente sia lo spazio quotidiano, sia l’ambiente stesso dei social network. Consapevoli che, in fondo, nell’un caso come nell’altro, ciò che è in gioco è la realizzazione autentica della nostra umanità.