Quella dell'artista milanese è un'impresa straordinaria in un contesto particolare come quello della Penisola Arabica. Il sacro edificio, dedicato a Nostra Signora del Rosario, verrà inaugurato il 15 marzo.


Redazione

10/03/2008

di Luca FRIGERIO

«La mia pittura? Non copre le superfici, ma cerca di svelare il Mistero…». Valentino Vago è reduce da un’impresa straordinaria, ma la felicità e la soddisfazione per il lavoro compiuto sembrano aver cancellato dal suo spirito, se non dai suoi muscoli, ogni traccia di fatica. Eppure sono stati ben diecimila i metri quadri su cui l’artista milanese è intervenuto con la sua forza creativa e la sua energia , in una nuova, grande chiesa costruita a Doha, nel Qatar, sulla costa orientale della Penisola Arabica. Un evento, già di per sè, eccezionale.

Il sacro edificio, dedicato a Nostra Signora del Rosario, verrà infatti inaugurato il prossimo 15 marzo, e nasce dalla lungimiranza dello sceicco qatariota (che ha donato il terreno su cui la chiesa è stata eretta) e dall’instancabile opera del clero lì residente, guida di una comunità cristiana dalla storia millenaria oggi via via sempre più accresciuta dalla forte immigrazione, soprattutto filippina e indiana. Tanto che il nuovo e monumentale tempio – frutto anch’esso di un progetto “ambrosiano”, quello dello studio di architettura Spatium – potrà contenere oltre duemilacinquecento fedeli, e prevede anche un battistero e una cappella “feriale”, dove le messe verranno celebrate in quindici lingue e in diversi riti.

In questo grandioso cantiere Valentino Vago ha lavorato per alcuni mesi, nonostante la malattia, fino a pochi giorni fa, quando ha dato gli ultimi ritocchi alla sua opera. «Può sembrare strano, ma quando ho iniziato non avevo un programma preciso…», ci confida divertito l’artista settantasettenne. «Come sempre, mi sono lasciato guidare dall’ispirazione del momento. La mia pittura, infatti, è, per così dire, “acheropita”: esiste già a priori, e io non sono che uno strumento che ha il compito di “portarla alla luce”… »

E proprio di luce pare fatta l’arte di Vago. Un’arte misticamente astratta, pura e purificata, che sembra attingere direttamente alla scintilla della creazione fino ad evocare la gloria della resurrezione, dove ogni cosa è trasfigurata dall’amore divino, dove ogni frammento non è perduto, ma ricomposto nell’eternità . Per questo, in modo solo apparentemente paradossale, la pittura modernissima del maestro milanese può trovare consonanza e paragone proprio nei vertici espressivi della spiritualità medievale, nell’eterea serenità del Beato Angelico, nelle travolgenti cromie di Giotto.

A Doha sono rappresentati i Misteri della Gioia, della Luce, del Dolore, della Gloria, con figure e segni che emergono come epifanie di colore, come citazioni di una memoria e di una fede collettiva, angeliche presenze. Ma, sopra ogni cosa, il fedele è avvolto da un abbraccio d’azzurro cangiante, accogliente come il celeste mantello della Madonna della Misericordia. Un abbraccio che rassicura e dà forza, che comunica la certezza di essere amati, e che tuttavia non si esaurisce in questo soltanto, ma guida e innalza lo sguardo verso la Salvezza , su quella Croce che, infine riscattata, riluce d’Infinito. E Valentino Vago ancora si emoziona a parlarcene, mentre un bagliore illumina il suo limpido sguardo.

Emozionare, del resto, è proprio il fine ultimo di questa sua arte, intimamente, intensamente sacra. Non il brivido effimero ed epidermico di fronte ad un qualcosa di imprevisto, ma il sussulto dell’anima, quel movimento interiore che attraversa le profondità del nostro esistere di fronte alla consapevolezza che c’è una bellezza che salva.

Nella chiesa di Nostra Signora del Rosario in Qatar, come nelle cappelle e nei santuari lombardi dipinti in questi decenni (dalla natia Barlassina a Legnano, fino al capolavoro di Rovello), Vago ci introduce in un mondo dove tutto si è già compiuto, dove ogni cosa è già stata trasfigurata dalla presenza pacificatrice e glorificatrice del divino. Un’arte che sussurra al cuore di ogni uomo, di ogni credente.

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