La seconda catechesi quaresimale dell'arcivescovo si tiene presso il fonte battesimale collocato all'interno della basilica di San Martino a Magenta.


Redazione

19/02/2008

di don Paolo SARTOR

A differenza di quanto si vede nel sito dell’antica cattedrale di Milano, qui non troviamo un ambiente autonomo dedicato al rito del battesimo – il «battistero» – bensì un luogo battesimale posto direttamente in chiesa. Si tratta della situazione più comune dopo la metà del primo millennio, quando ormai la società è in larga parte composta da cristiani. Con il V-VI secolo non vi sono più giovani e adulti pagani che domandano di entrare nella Chiesa, bensì genitori cristiani che chiedono il battesimo per i loro figli, ai quali desiderano comunicare ciò che per loro esprime il senso della vita.

Anzi, con l’andar del tempo una serie di ragioni teologiche (lo sviluppo della teologia del peccato originale) e pratiche (la diffusa mortalità infantile) porta a celebrare il battesimo sempre più tempestivamente, in genere a pochi gironi dalla nascita. Fu così anche per santa Gianna Beretta Molla, nata a Magenta il 4 ottobre 1922, festa di San Francesco d’Assisi, e battezzata in questa basilica l’11 ottobre con il nome di Giovanna Francesca.

La diffusione del battesimo dei bambini portò a prevedere un fonte battesimale nelle principali chiese della diocesi (le antiche «pievi») e, con il Concilio di Trento, in ogni chiesa parrocchiale. Gli adulti, infatti, venivano (e vengono) battezzati nella veglia pasquale , a opera del vescovo, nel battistero annesso alla chiesa cattedrale; invece l’urgenza di battezzare al più presto gli infanti portava a conferire il battesimo anche a un solo bambino alla volta. Non era più necessario, perciò, un ambiente ampio per contenere molti catecumeni; bastava un fonte battesimale situato nella stessa chiesa parrocchiale, in genere vicina all’ingresso, attorno al quale si disponevano i familiari e i padrini.

Fino ad anni recenti il fonte battesimale in cui fu battezzata santa Gianna era appunto collocato a lato del portale della basilica di Magenta. Si tratta di un pregevole manufatto artigianale in legno di noce a intarsi, compiuto dall’artigiano magentino Oreste Miramonti nel 1911, pochi anni dopo la consacrazione della chiesa. Ritroviamo la forma ottagonale caratteristica di molti battisteri antichi e l’immagine di san Giovanni Battista, raffigurato bambino nella statua posta sulla copertura del fonte e adulto sulla porta, mentre battezza Gesù nel Giordano.

Un elemento notevole di questo e di altri fonti battesimali èla caratteristica configurazione a edificio. Essa ricorda quella dell’ostensorio ambrosiano, che protegge e nello stesso tempo consente di vedere l’ostia consacrata . Così la copertura artistica del fonte, mentre segnala il luogo del battesimo e permette di coglierne alcuni significati simbolici, può essere aperta al momento di immergere il capo del bambino nell’acqua battesimale.

In molte chiese, dopo la riforma liturgica promossa dal Vaticano II, il fonte battesimale è stato avvicinato all’altare, per ricordate che l’iniziazione cristiana punta alla pienezza eucaristica e per favorire una celebrazione comunitaria del Battesimo. A Magenta, dopo il giubileo del 2000, si è sistemato il battistero sulla destra del presbiterio, vicino all’altare della martire santa Crescenzia. In tal modo il battezzato viene esortato a testimoniare la fede, se necessario fino al sacrificio della vita. E’ quanto ha fatto Gianna Beretta Molla, divenuta nuova creatura in questo fonte, donando la propria esistenza per la vita di sua figlia il 28 aprile 1962, a soli 39 anni di età.

(dal testo Rinascere dall’acqua e dallo Spirito,
edizioni In dialogo)

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