Una mostra a Moiana di Merone (Co) illustra la storica articolazione del territorio in chiese plebane, in qualche modo anticipatrici delle odierne comunità pastorali


Redazione

08/10/2008

di Enrico VIGANÒ

“Attraverso i cortili di Moiana: vita di paese – Conoscere la Brianza” è il titolo della rassegna in programma domenica 12 ottobre a Moiana, frazione di Merone (Co). Collocata all’interno della festa di San Francesco, patrono del rione, e della festa parrocchiale della Madonna del Rosario, la mostra – giunta alla 18a edizione – ha come tema la “Brianza contadina”. L’esposizione si sviluppa all’interno dei cortili di Moiana ed è suddivisa in diverse sezioni, che analizzano la diffusione del cristianesimo in Brianza, delle antiche pievi briantine e la devozione cristiana nelle famiglie contadine.

Nei diciotto anni di attività l’esposizione “Attraverso i cortili di Moiana”, voluta dal Comitato San Francesco e coordinata dal professor Antonio Molteni, ha avuto un ruolo importante nella riscoperta e nella valorizzazione della cultura e delle tradizioni della Brianza, tanto da essere inserita nella manifestazione “Percorsi in Brianza”, patrocinata dalla Regione Lombardia, e a cui hanno aderito numerosi Comuni dell’Alta Brianza.

La rassegna di quest’anno si sofferma in modo particolare sulla diffusione del cristianesimo nelle città e nelle campagne. Bisogna attendere il quinto secolo per trovare testimonianze certe della presenza di cristiani nella campagna comasca e nell’alto Milanese. Infatti le più antiche iscrizioni funerarie che ci sono giunte risalgono alla seconda metà del V secolo e sono state rinvenute nelle chiese plebane di Galliano (Cantù), Garlate (Lecco) e Incino (Erba).

Queste chiese, o pievi, erano in origine il cuore della vita ecclesiale. Nelle pievi venivano somministrati i battesimi e da esse dipendevano tutte le altre chiese del territorio. Riproducevano sul proprio territorio il modello della chiesa-madre, attorno a cui esistevano anche piccoli seminari.

Il clero conduceva vita in comune. I preti, o canonici, vivevano comunitariamente in una sola casa – la canonica -, recitavano assieme l’ufficio divino e insieme svolgevano il servizio parrocchiale nella pieve. Il prevosto, come prima l’arciprete, era l’unico parroco della pieve e la chiesa plebana l’unica parrocchiale. Un soggetto ecclesiale, quello delle pievi, non lontano dalle attuali comunità pastorali connotate dalla corresponsabilità tra sacerdoti e laici.

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