Mons. Severino Pagani, Vicario episcopale per la Pastorale giovanile, al ritorno da Madrid traccia un bilancio positivo della Giornata mondiale della gioventù e già pensa al dopo
di Luisa BOVE
Gioia, partecipazione e preghiera sono i tre aspetti che hanno connotato la Giornata mondiale della gioventù per migliaia di ambrosiani che hanno vissuto nei giorni scorsi l’esperienza di Madrid. Traccia un bilancio positivo monsignor Severino Pagani, Vicario episcopale per la Pastorale giovanile, ma già riflette sul dopo Gmg.
Qual è la sua prima impressione sulla Giornata mondiale in Spagna?
Ho avvertito molta gioia e molta partecipazione da parte dei ragazzi. C’è stato anche un grande apprezzamento dei contenuti a livello spirituale, a partire dalle catechesi diversificate. Soprattutto quella del cardinal Tettamanzi è stata molto applaudita anche durante il suo intervento. I giovani erano molto attenti e interessati anche all’esperienza di preghiera.
E secondo lei i giovani ambrosiani che cosa hanno portato a casa da questa esperienza?
Il desiderio spirituale di conoscere Gesù in un contesto ecclesiale ordinario. A Madrid c’era un bel clima e anche i giorni di gemellaggio a Barcellona sono stati molto partecipati, ma se la Gmg si chiude in se stessa è finita. Adesso non bisogna perdere questa ricchezza di relazione umana che si è costruita e riversarla nell’ordinario delle istituzioni.
Quale sarà il primo frutto della Gmg?
Quello di aver iniziato a costruire gruppi giovanili sovraparrocchiali. Avendo vissuto questa esperienza insieme tra parrocchie diverse, i ragazzi si sono legati. Ma questa Gmg ha già dato molto per un rinnovamento delle istituzioni e per irrobustire i gruppi giovanili.
Spesso alla Gmg approdano anche tanti giovani lontani dalla Chiesa e che non partecipano ai tradizionali percorsi formativi. Le parrocchie della diocesi sapranno intercettarli ancora?
Io spero di sì. Più che le parrocchie però penso ai centri giovanili. Ora diremo di continuare a mantenere vive queste relazioni che si sono costruite. Oltre ai ragazzi delle parrocchie e degli oratori c’erano gli amici degli amici, quelli cioè che hanno accettato l’invito per amicizia e che vengono dalle nostre istituzioni. Sono loro da non perdere.
A Madrid i giovani ambrosiani hanno partecipato anche a un evento particolare: hanno incontrato il cardinal Tettamanzi e il nuovo arcivescovo Angelo Scola…
È stato uno dei momenti più commoventi ed erano presenti tutti i gruppi della diocesi. Tettamanzi e Scola sono stati molto bravi e sinceri, i ragazzi erano commossi. Anch’io sono stato molto contento perché un impatto iniziale così è davvero bello.
E i giovani come l’hanno vissuto?
Hanno avvertito di essere i protagonisti di un incontro che segna una pagina nuova nella storia della Chiesa, sia universale (per il contesto), sia ambrosiana. Gli interventi dei due cardinali sono stati molto belli, come pure il modo di porsi di Tettamanzi nei confronti di Scola. Il cardinal Scola è stato bravo perché si è compromesso di persona, con il suo vissuto personale, poi è andato dritto ai contenuti, a Gesù. C’era molto silenzio, commozione e preghiera. Alla fine Dionigi l’ha preso per mano e l’ha portato in mezzo alla folla.