Nel Parco della casa diocesana di spiritualità di Tregasio di Triuggio ci sono 24 conifere tra le quali alcune varietà di pini.
Mi sono avvicinato ad essi con benevolenza per conoscere meglio la loro personalità vegetale.
Le foglie dei pini hanno forma di aghi, duri e persistenti; sono disposti su corti rami e riuniti in mazzette da due a cinque; resistono per anni sulle piante e vengono gradualmente sostituiti a rotazione continua.
I frutti dei pini sono le pigne, coni legnosi che impiegano anche due anni a maturare.
Il legno dei pini è impiegato in svariati usi: costruzioni, falegnameria, cellulosa… possono anche fornire resina che può diventare incenso per le celebrazioni liturgiche.
D’inverno, quando tutto dorme e la natura si rinchiude in se stessa e i colori sfumano, il pino è sempre bello e verde anche in mezzo alle bianche distese innevate.
Quando piove, lui, con i suoi rami fitti è sempre aperto ad accogliere: è come una tettoia sotto la quale ti rifugi quando scoppia un temporale.
Il pino rimane vestito di verde anche nella stagione fredda e cruda: è un vestito semplice e riposante: sotto il suo mantello si ci trova proprio bene e i rami riparano affettuosamente dal sole e dalla pioggia.
Contemplare la grande e pacifica famiglia dei pini che si distende sui fianchi delle montagne e nelle valli, trasmette serenità e tranquillità.
Si tratta di piante senza le quali il bosco e il paesaggio non è completo: di fatto il pino è molto presente nei giardini e nei parchi.
Camminando nel parco di Villa Sacro Cuore mi fermo curioso a contemplarli e imparo da loro a resistere al freddo delle difficoltà della vita.
E chiedo di essere accogliente specialmente delle persone che vivono bruciate dalle preoccupazioni o vivono immersi nei continui temporali della vita, sfiancati dalla calura della esistenza.
Mi piacerebbe davvero tanto essere generoso come il pino, donando calore con la mia legna e buon profumo con la mia resina, strappata dal mio cuore ferito (come il Suo?)