In Lombardia la certificazione delle competenze sbarca sul web: l'Irccs di Bosisio Parini ha ideato una piattaforma online per favorire il dialogo tra riabilitatori, insegnanti e genitori


Redazione

La certificazione delle competenze, ovvero una descrizione di ciò che sanno o non sanno fare i giovani nelle diverse discipline, ha un’importante funzione per l’orientamento e il sostegno al processo formativo di ciascun alunno. Le recenti disposizioni in materia richiedono che i sistemi dell’istruzione, della formazione e i percorsi finali di avvio al lavoro siano considerati un’unica “filiera” per la trasmissione dei dati relativi al singolo allievo.
Ciò risulta però particolarmente difficile nel caso di allievi disabili. Per questi, solitamente, la certificazione del grado di disabilità è affidata a un modello clinico basato esclusivamente sulla valutazione della malattia: alla fine di un percorso riabilitativo viene infatti redatta una relazione di dimissione che contiene informazioni sulla condizione di minorazione del soggetto, ma questo rimane un linguaggio poco traducibile al di fuori del contesto clinico-sanitario che lo ha prodotto. Risulta complesso anche il passaggio di informazioni tra un ordine di scuola e l’altro e tra la formazione e il mondo del lavoro.
Per assicurare la transizione tra riabilitazione, scuola, formazione e lavoro occorre dunque trovare un linguaggio comune fra tutti coloro – enti, organizzazioni, servizi – che operano in questi ambiti. Sono fondamentali accordi tra i responsabili delle strutture presenti nei diversi sistemi territoriali: è necessario un sistema informativo condiviso, in grado di seguire la persona disabile nel processo riabilitativo, d’apprendimento e nella successiva collocazione lavorativa. Ed è doveroso che anche la persona disabile e la famiglia abbiano parte attiva in questo processo.
Partendo da queste considerazioni, l’Irccs “E. Medea” – La Nostra Famiglia ha studiato il modello “Passporto delle competenze: percorsi di ricerca e innovazione metodologica per la disabilità”. Il progetto, la cui ideazione è durata tre anni e di cui è in corso una sperimentazione, è stato finanziato e premiato dalla Regione Lombardia come attività di eccellenza regionale. L’obiettivo è quello di creare una rete di collegamento tra enti, che si traduce in un sistema on line di certificazione. Hanno aderito alla sperimentazione – e quindi sono già “in rete” – centri di formazione professionale, fondazioni, associazioni e istituti professionali delle province di Como, Lecco, Brescia, Bergamo, Varese e Milano.
L’idea centrale del progetto prende spunto dal metodo indiziario: il passporto è infatti una sorta di identikit in cui sono rappresentati i tratti distintivi della persona. All’alunno vengono proposte diverse tipologie di prove – cognitive, linguistiche, relazionali… -, alcune delle quali possono essere effettuate direttamente on line (per es. quelle relative alle funzioni mnestiche o logiche). Queste vengono quindi inserite su di una piattaforma informatica e poi condivise con tutti coloro che hanno una responsabilità di presa in carico del soggetto che, esaminando o integrando con nuove prove il profilo dell’alunno, potranno così formulare un giudizio con un linguaggio condiviso. Attualmente sono on line circa 70 passporti per un totale di 600 prove inserite.
Questo sistema, il cui accesso riservato è ovviamente garantito dal rispetto delle norme per la privacy, implica quindi la possibilità di una validazione e di un arricchimento degli indizi in itinere. Ai genitori viene così offerta la possibilità di essere sempre aggiornati sulle competenze del ragazzo e garantita la facoltà di recedere in qualsiasi momento dalla piattaforma. La certificazione delle competenze, ovvero una descrizione di ciò che sanno o non sanno fare i giovani nelle diverse discipline, ha un’importante funzione per l’orientamento e il sostegno al processo formativo di ciascun alunno. Le recenti disposizioni in materia richiedono che i sistemi dell’istruzione, della formazione e i percorsi finali di avvio al lavoro siano considerati un’unica “filiera” per la trasmissione dei dati relativi al singolo allievo.Ciò risulta però particolarmente difficile nel caso di allievi disabili. Per questi, solitamente, la certificazione del grado di disabilità è affidata a un modello clinico basato esclusivamente sulla valutazione della malattia: alla fine di un percorso riabilitativo viene infatti redatta una relazione di dimissione che contiene informazioni sulla condizione di minorazione del soggetto, ma questo rimane un linguaggio poco traducibile al di fuori del contesto clinico-sanitario che lo ha prodotto. Risulta complesso anche il passaggio di informazioni tra un ordine di scuola e l’altro e tra la formazione e il mondo del lavoro.Per assicurare la transizione tra riabilitazione, scuola, formazione e lavoro occorre dunque trovare un linguaggio comune fra tutti coloro – enti, organizzazioni, servizi – che operano in questi ambiti. Sono fondamentali accordi tra i responsabili delle strutture presenti nei diversi sistemi territoriali: è necessario un sistema informativo condiviso, in grado di seguire la persona disabile nel processo riabilitativo, d’apprendimento e nella successiva collocazione lavorativa. Ed è doveroso che anche la persona disabile e la famiglia abbiano parte attiva in questo processo.Partendo da queste considerazioni, l’Irccs “E. Medea” – La Nostra Famiglia ha studiato il modello “Passporto delle competenze: percorsi di ricerca e innovazione metodologica per la disabilità”. Il progetto, la cui ideazione è durata tre anni e di cui è in corso una sperimentazione, è stato finanziato e premiato dalla Regione Lombardia come attività di eccellenza regionale. L’obiettivo è quello di creare una rete di collegamento tra enti, che si traduce in un sistema on line di certificazione. Hanno aderito alla sperimentazione – e quindi sono già “in rete” – centri di formazione professionale, fondazioni, associazioni e istituti professionali delle province di Como, Lecco, Brescia, Bergamo, Varese e Milano.L’idea centrale del progetto prende spunto dal metodo indiziario: il passporto è infatti una sorta di identikit in cui sono rappresentati i tratti distintivi della persona. All’alunno vengono proposte diverse tipologie di prove – cognitive, linguistiche, relazionali… -, alcune delle quali possono essere effettuate direttamente on line (per es. quelle relative alle funzioni mnestiche o logiche). Queste vengono quindi inserite su di una piattaforma informatica e poi condivise con tutti coloro che hanno una responsabilità di presa in carico del soggetto che, esaminando o integrando con nuove prove il profilo dell’alunno, potranno così formulare un giudizio con un linguaggio condiviso. Attualmente sono on line circa 70 passporti per un totale di 600 prove inserite.Questo sistema, il cui accesso riservato è ovviamente garantito dal rispetto delle norme per la privacy, implica quindi la possibilità di una validazione e di un arricchimento degli indizi in itinere. Ai genitori viene così offerta la possibilità di essere sempre aggiornati sulle competenze del ragazzo e garantita la facoltà di recedere in qualsiasi momento dalla piattaforma. Convegno il 27 novembre – Le modalità d’uso dello strumento e le sue prime applicazioni – con particolare attenzione alla valutazione del disabile mentale – verranno illustrate durante il convegno “Passporto delle competenze: uno strumento di partecipazione” che si terrà il 27 novembre, alle 9, presso l’Istituto Scientifico "E. Medea" – La Nostra Famiglia di Bosisio Parini. La partecipazione è gratuita, ma subordinata all’iscrizione al convegno (info: tel. 031.877556 – loana.didio@bp.lnf.it)

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