In un libro la vicenda di una giovane di Cinisello, morta a 26 anni: gravemente malata, rifiutò cure�pericolose per�la vita del bambino che portava in grembo. La Chiesa ha avviato il processo di beatificazione

di Giovanni GUZZI
Redazione

«Maria Cristina Cella Mocellin ha qualcosa di importante da dire agli uomini e alle donne del nostro tempo». Così Alberto Zaniboni spiega le ragioni che l’hanno spinto a dedicare il libro Cara Cristina…La vita di Maria Cristina Cella Mocellin (San Paolo, pp 328, euro 17) a questa giovane donna di Cinisello Balsamo, morta nel 1995 a 26 anni per un tumore di cui già aveva sofferto diciottenne, e per la quale la Chiesa ha avviato il processo di beatificazione. Quando la malattia si ripresentò durante l’attesa del terzo figlio Riccardo, infatti, Cristina, d’accordo con il marito Carlo, decise di sottoporsi solo alle cure che non avrebbero messo a rischio la vita del bambino in arrivo.
Una scelta eroica, condivisa con tante altre madri di cui la cronaca non sempre si occupa, e sulla quale è naturale che tutti soffermino la propria attenzione. Ma Zaniboni al riguardo osserva: «A mio modo di vedere questa è una lettura superficiale degli eventi. Cristina ha preparato per tutta la vita l’incontro col Signore. È stata una donna di preghiera, fin da preadolescente ha vissuto un’intensa intimità quotidiana col Padre. Cosicché le scelte fatte nelle ore drammatiche della vita sono state la logica conseguenza di tutto ciò che aveva vissuto prima. Non sono spuntate all’improvviso dal nulla. Io penso sia importante rileggere e ripercorrere le tappe di questa vita per rendersi conto del cammino che la Grazia ha operato in lei e per capire che lo stesso cammino è riservato a ciascuno di noi».

Lei è stato compagno di liceo di Maria Cristina: come la ricorda?
L’ho frequentata anche successivamente, prima che si sposasse, negli anni universitari: era compagna di studi di mia moglie… Tuttavia all’epoca non mi è stato possibile cogliere la grandezza del suo vissuto interiore, anche perché lo viveva con discrezione non manifestandolo apertamente.

Cos’è stato per lei scrivere questo libro?
È stata un’avventura emozionante, fatta di molteplici incontri personali, intensi e commoventi: le persone che mi hanno accolto nelle loro case hanno vissuto le mie interviste con partecipazione ed emozione intensa. Sono loro molto grato per quanto mi hanno comunicato, che mi ha fatto ripercorrere con occhi nuovi gli anni chiave della mia giovinezza. Ma soprattutto, grazie al rapporto di splendida amicizia instauratasi con il marito di Cristina, Carlo Mocellin, scrivere questo libro è stata un’esperienza di fede intensa.

Ce ne parli…
Credo che la sua testimonianza di fede, il suo prodigarsi per costruire una famiglia ricca d’amore con i figli e i suoceri sia un segno per i nostri tempi, che vedono la famiglia e la relazione uomo-donna sempre più in crisi. Dal libro emerge anche la solidità del cammino di conversione della sua vita, trasfigurata alla luce di quanto gli è successo.

Ha dedicato il libro a Francesco, Lucia e Riccardo, i loro tre figli…
L’ho fatto perché questo libro intende far conoscere, anche e soprattutto a loro, una mamma viva, in carne e ossa, non un santino da esporre sulla credenza. Vorrei restituire a loro e a tutti una persona autentica che ha affrontato la vita in pienezza. Cristina indica una strada agli uomini di oggi. La sua vita ci suggerisce che la scelta di dare a Dio la priorità assoluta è una scelta vincente. Cristina, pur vivendo la sofferenza in una delle sue forme più aggressive, quella della malattia incurabile, ha testimoniato una gioia e un amore capaci di trasformare il mondo: quello a lei circostante e, ora, quello più grande senza confini.

Cosa si attende dalla sua pubblicazione?
Non ho particolari aspettative, ho già ricevuto tanto. Sono stati preziosi i quattro anni della stesura e le amicizie nuove che mi hanno fatto scoprire una Cristina a me sconosciuta. E in tanti mi hanno manifestato l’auspicio che l’incontro con questa ragazza attraverso il mio libro faccia loro del bene. Più di questo non posso desiderare. «Maria Cristina Cella Mocellin ha qualcosa di importante da dire agli uomini e alle donne del nostro tempo». Così Alberto Zaniboni spiega le ragioni che l’hanno spinto a dedicare il libro Cara Cristina…La vita di Maria Cristina Cella Mocellin (San Paolo, pp 328, euro 17) a questa giovane donna di Cinisello Balsamo, morta nel 1995 a 26 anni per un tumore di cui già aveva sofferto diciottenne, e per la quale la Chiesa ha avviato il processo di beatificazione. Quando la malattia si ripresentò durante l’attesa del terzo figlio Riccardo, infatti, Cristina, d’accordo con il marito Carlo, decise di sottoporsi solo alle cure che non avrebbero messo a rischio la vita del bambino in arrivo.Una scelta eroica, condivisa con tante altre madri di cui la cronaca non sempre si occupa, e sulla quale è naturale che tutti soffermino la propria attenzione. Ma Zaniboni al riguardo osserva: «A mio modo di vedere questa è una lettura superficiale degli eventi. Cristina ha preparato per tutta la vita l’incontro col Signore. È stata una donna di preghiera, fin da preadolescente ha vissuto un’intensa intimità quotidiana col Padre. Cosicché le scelte fatte nelle ore drammatiche della vita sono state la logica conseguenza di tutto ciò che aveva vissuto prima. Non sono spuntate all’improvviso dal nulla. Io penso sia importante rileggere e ripercorrere le tappe di questa vita per rendersi conto del cammino che la Grazia ha operato in lei e per capire che lo stesso cammino è riservato a ciascuno di noi».Lei è stato compagno di liceo di Maria Cristina: come la ricorda?L’ho frequentata anche successivamente, prima che si sposasse, negli anni universitari: era compagna di studi di mia moglie… Tuttavia all’epoca non mi è stato possibile cogliere la grandezza del suo vissuto interiore, anche perché lo viveva con discrezione non manifestandolo apertamente.Cos’è stato per lei scrivere questo libro?È stata un’avventura emozionante, fatta di molteplici incontri personali, intensi e commoventi: le persone che mi hanno accolto nelle loro case hanno vissuto le mie interviste con partecipazione ed emozione intensa. Sono loro molto grato per quanto mi hanno comunicato, che mi ha fatto ripercorrere con occhi nuovi gli anni chiave della mia giovinezza. Ma soprattutto, grazie al rapporto di splendida amicizia instauratasi con il marito di Cristina, Carlo Mocellin, scrivere questo libro è stata un’esperienza di fede intensa.Ce ne parli…Credo che la sua testimonianza di fede, il suo prodigarsi per costruire una famiglia ricca d’amore con i figli e i suoceri sia un segno per i nostri tempi, che vedono la famiglia e la relazione uomo-donna sempre più in crisi. Dal libro emerge anche la solidità del cammino di conversione della sua vita, trasfigurata alla luce di quanto gli è successo.Ha dedicato il libro a Francesco, Lucia e Riccardo, i loro tre figli…L’ho fatto perché questo libro intende far conoscere, anche e soprattutto a loro, una mamma viva, in carne e ossa, non un santino da esporre sulla credenza. Vorrei restituire a loro e a tutti una persona autentica che ha affrontato la vita in pienezza. Cristina indica una strada agli uomini di oggi. La sua vita ci suggerisce che la scelta di dare a Dio la priorità assoluta è una scelta vincente. Cristina, pur vivendo la sofferenza in una delle sue forme più aggressive, quella della malattia incurabile, ha testimoniato una gioia e un amore capaci di trasformare il mondo: quello a lei circostante e, ora, quello più grande senza confini.Cosa si attende dalla sua pubblicazione?Non ho particolari aspettative, ho già ricevuto tanto. Sono stati preziosi i quattro anni della stesura e le amicizie nuove che mi hanno fatto scoprire una Cristina a me sconosciuta. E in tanti mi hanno manifestato l’auspicio che l’incontro con questa ragazza attraverso il mio libro faccia loro del bene. Più di questo non posso desiderare. La presentazione sabato 28 novembre – Sabato 28 novembre, alle 16, per iniziativa dell’associazione Amici di Cristina, il libro sarà presentato a Cinisello Balsamo presso il Cinema Teatro Pax (vicolo Fiume 4). Interverranno l’autore, monsignor Pietro Brazzale, postulatore delle Cause dei Santi, don Patrizio Garascia, Superiore del Collegio dei Padri Oblati di Rho, e Carlo Mocellin, marito di Cristina.

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