I dati delle imprese e della Camera di Commercio denunciano il calo della produzione e del fatturato, con gravi ripercussioni sui livelli occupazionali
Marcello VILLANI
Redazione
La crisi a Lecco morde e non se ne vede il fondo. Dati congiunturali in calo arrivano sia dall’analisi del secondo semestre 2008 fatta da Api (Associazione piccole e medie imprese), sia dalla Camera di Commercio di Lecco, che ha preso in esame il quarto trimestre 2008. Per l’Api il 53% delle 146 imprese del campione ha denunciato ricavi in calo. La situazione non cambia per il fatturato, in contrazione per il 58% delle aziende. In calo anche la produzione per il 57% degli imprenditori.
Dati che, giocoforza, avranno conseguenze anche sui livelli occupazionali. Gli straordinari, ormai, non servono più. Il 20% delle aziende Api afferma di aver ridotto gli organici. Un trend che nel prossimo futuro potrebbe essere accentuato: quasi un terzo del campione prevede di dover ridurre la forza-lavoro. Gli ordini futuri, d’altronde, registrano un saldo negativo del 54%, che diventa del 58% se ci si limita al mercato domestico. Lo stesso ordine di grandezza è stimato per produzione (- 58%) e fatturato (-53%). Ma, come detto, non è solo l’Api, a lanciare l’allarme.
Anche la Camera di Commercio di Lecco, dopo aver diffuso i dati congiunturali del quarto trimestre 2008, è pessimista. Nel settore industria, quello più importante per il Lecchese, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, diminuiscono infatti la produzione industriale (-6,4%), il fatturato estero e totale (rispettivamente -7,8% e -8,6% per la provincia) e gli ordini (-14,8% quelli totali e -15% quelli esteri). Unico segnale positivo: la produzione è in aumento rispetto al terzo trimestre 2008 (+3,6%), e così pure il fatturato totale (a Lecco +3,5%). La crisi a Lecco morde e non se ne vede il fondo. Dati congiunturali in calo arrivano sia dall’analisi del secondo semestre 2008 fatta da Api (Associazione piccole e medie imprese), sia dalla Camera di Commercio di Lecco, che ha preso in esame il quarto trimestre 2008. Per l’Api il 53% delle 146 imprese del campione ha denunciato ricavi in calo. La situazione non cambia per il fatturato, in contrazione per il 58% delle aziende. In calo anche la produzione per il 57% degli imprenditori.Dati che, giocoforza, avranno conseguenze anche sui livelli occupazionali. Gli straordinari, ormai, non servono più. Il 20% delle aziende Api afferma di aver ridotto gli organici. Un trend che nel prossimo futuro potrebbe essere accentuato: quasi un terzo del campione prevede di dover ridurre la forza-lavoro. Gli ordini futuri, d’altronde, registrano un saldo negativo del 54%, che diventa del 58% se ci si limita al mercato domestico. Lo stesso ordine di grandezza è stimato per produzione (- 58%) e fatturato (-53%). Ma, come detto, non è solo l’Api, a lanciare l’allarme.Anche la Camera di Commercio di Lecco, dopo aver diffuso i dati congiunturali del quarto trimestre 2008, è pessimista. Nel settore industria, quello più importante per il Lecchese, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, diminuiscono infatti la produzione industriale (-6,4%), il fatturato estero e totale (rispettivamente -7,8% e -8,6% per la provincia) e gli ordini (-14,8% quelli totali e -15% quelli esteri). Unico segnale positivo: la produzione è in aumento rispetto al terzo trimestre 2008 (+3,6%), e così pure il fatturato totale (a Lecco +3,5%). Fanalino di coda in Lombardia Peggiorano invece, rispetto al 3° trimestre 2008, gli ordini totali e quelli esteri; Lecco, purtroppo, è la provincia in Lombardia che mostra il dato peggiore sia per quelli totali, sia per quelli esteri (rispettivamente -8,2% e -10,5%). Le aspettative sulla produzione industriale? «Gli imprenditori lecchesi da noi intervistati – fanno notare in Camera di Commercio – per il primo trimestre di quest’anno indicano che il momento difficile per l’economia del nostro territorio proseguirà; infatti la maggior parte degli imprenditori lecchesi intervistati (64,1%) ritiene che nel prossimo trimestre ci sarà un calo della produzione di oltre il 2%; la percentuale di quanti invece prevede una situazione di stabilità è il 23,6%; solo il 12,4% degli intervistati si attende un incremento della produzione. Lo stesso discorso vale per la domanda interna (il 9,9% degli imprenditori prevede un aumento, il 70,4% una diminuzione) e per la domanda estera (il 14,5% ipotizza un aumento; il 47,8% una diminuzione)». Ma qualche spiraglio positivo riguarda l’occupazione: «Il 7,2% dei nostri intervistati si attende un aumento dei dipendenti e il 2,9% una loro diminuzione».Intanto, però, alle tante vicende aziendali che hanno lasciato a casa nel corso del 2008 circa 1700 lavoratori (Erc, Riello, Moto Guzzi, Costarail, Manzoni, solo per citare i casi più eclatanti…), si è unita quella del Catenificio Regina di Dervio: l’azienda ha scelto di vendere lo stabilimento alla Galperti con il trasferimento delle attività produttive a Olginate e Cernusco, insieme ai suoi 60 lavoratori. Purtroppo, però, la società acquirente non avrebbe intenzione di assorbire i lavoratori derviesi. Un gruppo di lavoratori sarà trasferito a Olginate e un altro a Cernusco, ma gli altri?