Redazione
Suggestive coreografie, evoluzioni acrobatiche, effetti luminosi e giochi pirotecnici hanno accompagnato i momenti protocollari: la premiazione di Di Centa, i saluti di Castellani e Rogge,
il passaggio del testimone a Vancouver, l’ammainabandiera e lo spegnimento del braciere
di Mauro Colombo
Nel segno dello spettacolo, così come si erano aperte, le Olimpiadi si sono chiuse. Un grande show ha inondato di suoni e colori lo Stadio Olimpico, illuminando l’ultima notte torinese “a cinque cerchi”. Sotto la direzione artistica di Marco Balich e la regia di Daniele Finzi Pasca, atleti, artisti, volontari e personalità si sono riuniti in mondovisione per una serata, come da copione, combattuta tra gioia e malinconia.
Sul palcoscenico a ferro di cavallo sono tornate a sfrecciare le Scintille di Passione, fil rouge di un allestimento ricco di coreografie, evoluzioni, acrobazie, effetti luminosi e giochi pirotecnici. Rispetto alla cerimonia inaugurale, lo spettacolo si è richiamato al Carnevale, con una “corte” accompagnata dalle squinternate “Scintillacce di Confusione”, dai clown di Fellini, da giocolieri e mangiafuoco, a fare da contrappunto grottesco ai momenti protocollari.
Il primo dei quali è stato dedicato al vincitore della 50 km di fondo Giorgio Di Centa, premiato dalla sorella Manuela, componente del Comitato Olimpico Internazionale. Davvero non poteva esserci epilogo migliore per l’Italia, con l’Inno di Mameli risuonato due volte nel giro di pochi minuti: prima in onore di Di Centa, poi per l’omaggio rituale alla bandiera del Paese ospitante.
Il cerimoniale ha visto il presidente del Cio Jacques Rogge insignire del collare olimpico il presidente del Toroc Valentino Castellani. «Ce l’abbiamo fatta!», ha esultato quest’ultimo, sottolineando l’impegno congiunto di tante realtà – dalle istituzioni ai volontari – per l’ottima riuscita della manifestazione. «Grazie Torino, questi Giochi sono stati magnifici», i convinti complimenti (in italiano) di Rogge.
È toccato poi a Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, consegnare la bandiera olimpica a Sam Sullivan, suo collega di Vancouver, la città canadese che ospiterà i Giochi invernali del 2010. Sullivan, paralizzato, ha fatto volteggiare il vessillo muovendosi con la sua carrozzina. Una breve esibizione di nativi americani, con la costruzione del logo di Vancouver 2010, ha fornito un primo assaggio di quella che sarà la prossima Olimpiade “bianca”.
Tra diverse parentesi musicali (tra gli altri, si sono esibiti Avril Lavigne, Andrea Bocelli, Elisa e Ricky Martin) e qualche contestazione, i momenti più struggenti sono stati l’ammainabandiera e lo spegnimento del braciere. Il drappo olimpico è stato scortato fuori dello stadio da otto grandi campioni di diverse discipline: Gustavo Thoeni, Novella Calligaris, Livio Berruti, Mario Cipollini, Nino Benvenuti, Klaus Di Biasi, Gianluca Vialli e Sara Simeoni. Se Carolina Kostner era stata la portabandiera azzurra all’inaugurazione, alla cugina Isolde è toccato il compito di spegnere con un soffio la fiamma olimpica.
Mentre gli atleti di tutte le rappresentative fraternizzavano tra loro (portabandiera italiano è stato il campione olimpico di slittino Armin Zoggeler), anche le autorità hanno mostrato di gradire molto lo spettacolo, unendosi più volte alla “ola” dei 35 mila spettatori. In tribuna, insieme al presidente del Consiglio Berlusconi, a quello del Coni Petrucci e a quello della Fiat Montezemolo, anche re Gustavo di Svezia e l’ex sindaco di New York Giuliani.
foto da www.torino2006.org