Le parole del cardinale Tettamanzi al Natale degli Sportivi, il tradizionale incontro augurale svoltosi ieri sera al PalaSharp di Lampugnano, alla presenza di oltre 8000 spettatori
3400 - incroci
Redazione Diocesi
16/12/2008
di Mauro COLOMBO
«Ho detto tante volte che non è l’uomo per lo sport, ma lo sport per l’uomo. Però stasera mi sento di dire che l’uomo può essere per lo sport. Perché se l’uomo è vero e autentico può rendere altrettanto vero e autentico anche lo sport. E uno sport così può essere bello e utile per tutta la società». Questa la “rivoluzione” annunciata ieri sera dal cardinale Tettamanzi nel corso del Natale degli Sportivi, il tradizionale incontro augurale svoltosi al PalaSharp di Lampugnano, alla presenza di oltre 8000 spettatori.
Accompagnato da monsignor Gianni Zappa (Moderator Curiae), monsignor Severino Pagani (vicario episcopale per la Pastorale giovanile), don Massimiliano Sabbadini (consulente ecclesiastico del Csi), don Samuele Marelli (direttore della Fom) e don Alessio Albertini (responsabile della Commissione per la Pastorale dello sport), sin dal saluto iniziale l’Arcivescovo si è calato nel clima della serata, ispirata al tema “Sport: un bene di famiglia”: «Siamo tantissimi e rappresentiamo mondi sportivi molto diversi tra loro, ma con un filo che li unisce tutti. Siamo una grande famiglia e io mi sento in famiglia».
Nel suo intervento successivo, parlando ai presenti – atleti dello sport di vertice, dirigenti, tecnici e rappresentanti del Coni, delle Federazioni, degli Enti di promozione, dello sport militare e per diversamente abili, di società e associazioni sportive, esponenti delle istituzioni e soprattutto migliaia di ragazzi degli oratori ambrosiani -, il Cardinale ha preso spunto dalla lettera di Paolo ai Colossesi: «Parole antiche, ma modernissime, perché ci dicono che le cose più preziose che possediamo sono dentro di noi: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità».
Riferendosi alla precedente esibizione della Nazionale italiana di trampolino elastico, l’Arcivescovo ha proseguito: «Proprio come il trampolino, questi sentimenti e queste energie ci aiutano a vivere una vita significativa, gioiosa, piena e importante anche per gli altri. È l’umanità più bella, da coltivare in ogni campo e quindi anche nello sport».
Uno sport che rifugge dalla violenza «e prima ancora da ciò che genera violenza, l’egoismo. Occorre mettere nel cuore qualcosa di serio, affascinante, coinvolgente, che ci faccia capaci di perdono, il segno più alto dell’amore. Sogno uno sport in cui i rapporti siano di autentica fraternità e solidarietà».
E l’augurio finale: «Il Natale ci dice che Dio non è lontano, vuole abitare in mezzo a noi e ci comunica il suo amore come una grazia preziosa, ma con la responsabilità di diffonderlo agli altri, in tutti gli ambiti della nostra vita. Solo così avremo serenità, speranza e pace».