Redazione
A detta di tutti doveva essere l’effettivo inizio del Giro. Ma la prima tappa dolomitica, quella di Zoldo Alto, ha già dato alcuni verdetti definitivi per la classifica. Damiano Cunego, per esempio, non potrà bissare il successo dello scorso anno. Così come Stefano Garzelli non potrà tornare ai fasti del 2000. Fatale per loro è stato l’attacco deciso di Ivan Basso, a questo punto il più serio accreditato a vestire la maglia rosa (che già indossa) anche a Milano.
Con la serenità che lo contraddistingue Basso aveva assorbito il passaggio a vuoto della tappa appenninica, dove sul Sammommé aveva perso secondi preziosi più per un inconveniente tecnico che per una défaillance personale. Il giorno dopo, nella cronometro toscana, s’era preso la rivincita con gli interessi. Sul Passo Duran ha chiuso i conti con Cunego e Garzelli, relegati a oltre sei minuti, e rovinato i piani di Gilberto Simoni, che sul suo terreno preferito ha dovuto concedere al varesino oltre due minuti e mezzo. Per il trentino, però, ora c’è la possibilità di contare a pieno sul compagno Cunego, che non ha più ambizioni personali di classifica.
Al ciclone-Basso hanno resistito Paolo Savoldelli, vincitore di tappa e secondo in classifica, e Danilo Di Luca, che pur perdendo la maglia rosa si è difeso alla grande. Il Falco bergamasco guarda con curiosità all’ultima settimana di corsa, per verificare una capacità di resistenza che al momento è a lui stesso ignota. L’abruzzese punta a un onorevole finale di Giro, nella prospettiva di riprovarci l’anno prossimo con ambizioni diverse da qualche vittoria di tappa e da un primato solo provvisorio.
Dopo sprint mal calibrati e sfortunati, a Ravenna e a Rovereto si è rivisto finalmente sfrecciare Petacchi. Ale-Jet è riuscito a far breccia nel festival McEwen, sin qui tre vittorie di tappa e il primato nella classifica a punti.
Dopo aver dato la precedenza ai protagonisti, com’è giusto, una parola sul blitz dei Nas a Rossano Veneto: nell’albergo della Davitamon-Lotto (squadra di McEwen) e della Saunier-Prodir sono stati sequestrati un macchinario che riproduce gli effetti dell’allenamento in quota (per far crescere l’emoglobina nel sangue, consentito dalle regole dell’Uci, ma vietato da quelle italiane) e alcune flebo di zuccheri. Ad ogni modo il caso si è chiuso rapidamente e senza provvedimenti disciplinari. L’Uci, anzi, ha espresso solidarietà alle squadre interessate.