Le "furie rosse" campioni d'Europa grazie a un gioco effervescente e spettacolare. Archiviata la delusione, l'Italia riparte da Marcello Lippi
Redazione
30/06/2008
di Leo GABBI
È stata la finale più giusta. Più tecnica la Spagna, che ha fatto fatica per eliminare gli azzurri, ma poi ha sgretolato la giovane Russia in semifinale. La solita granitica Germania, data per bollita, ma poi capace di inventarsi l’ennesima finale della sua storia.
Sono stati Europei gradevoli, con sorprese assortite (Croazia, Olanda, Turchia e la stessa Russia) e cocenti delusioni (oltre all’Italia, massima precedenza a Francia e Portogallo), che hanno comunque dato un segno di vivacità al calcio continentale, dopo tante edizioni incolori.
Certo, non è emerso il protagonista assoluto, ma i solisti spagnoli – da Villa a Fabregas, da Senna a Villa, a Torres -, tutti giovani e determinatissimi, hanno un po’ oscurato le stelle annunciate alla vigilia, primo fra tutti quel Cristiano Ronaldo, ma anche Nani e Quaresma, naufragati di fronte ai panzer teutonici.
Il titolo di campione d’Europa è andato meritatamente alla Spagna, grazie a un gioco effervescente e spettacolare, con il vecchio Aragonès capace di schierare un gruppo finalmente compatto, unito persino davanti a esclusioni importanti come quelle di Fabregas (in partenza) o Torres (in corsa).
Sembrava impopolare lasciare a casa fuoriclasse come Raul o Guty, invece ha avuto ragione il saggio ct, trovando una coesione fondamentale per arrivare in fondo. Anche in finale ha dominato una Germania grintosa, ma molto meno attrezzata sul piano tecnico.
In casa azzurra si è assistito a una rimozione in tempi record: non era ancora finita la manifestazione che a Roberto Donadoni già veniva dato il benservito dalla Federcalcio. Segno che il ct bergamasco non ha mai avuto particolari “protettori” nelle stanze dei bottoni e che Abete attendeva solo il momento propizio per richiamare il “nume tutelare” Marcello Lippi.
Al ct campione del mondo toccherà ora il compito di difendere il titolo tra due anni in Sudafrica. Esemplare comunque il congedo del ct bergamasco: Donadoni non ha preteso alcuna buonuscita, evidenziando, però, l’amarezza che un rigore dal dischetto potesse aver deciso il suo destino.
Gli azzurri tornano a casa con tanti rimpianti: non basta aver eliminato la Francia. Vincere una sola partita su quattro da campioni del mondo è troppo poco e non ci consola più di tanto essere usciti solo ai rigori ai quarti ad opera della Spagna campione d’Europa.