Priorità e proposte indicate da Acli, Azione Cattolica e Caritas per offrire qualche pista di approfondimento sulle possibili prospettive per un futuro migliore e inclusivo per tutti

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Un'immagine del centro di Varese

Alcune priorità e proposte per la Provincia di Varese

Premessa

Acli, Azione Cattolica, Caritas di fronte all’attuale crisi provocata dal Covid-19, sentono la necessità di esprimere alcune riflessioni che tentino di «guardare oltre» la situazione contingente, offrendo qualche pista di approfondimento sulle possibili prospettive per un futuro migliore ed inclusivo per tutti.

Il nostro tempo

Le analisi sul tempo che stiamo vivendo sembra si sprechino, talvolta facendo coincidere tutte le difficoltà attuali con la terribile pandemia che sta ancora attraversando il mondo. Senza sottovalutarne la portata, occorre dire che il Covid è stato ed è un acceleratore di processi già in atto ed ha acuito le vulnerabilità già presenti.  Sicuramente tra coloro che hanno subito maggiormente le conseguenze di questa situazione vanno ricordati i giovani che hanno visto sommarsi ai problemi che già stavano vivendo anche i nuovi generati dalla pandemia. Basti pensare alla scuola, tra Dad e continuità didattica.

La perdita del lavoro e la chiusura di molte attività mettono in seria difficoltà tantissime persone.

In questo contesto, si è allargata ulteriormente la forbice tra chi non ha perso nulla o, addirittura, ci ha guadagnato e chi ha dovuto rinunciare anche a quel poco che aveva. Molti hanno una condizione economica e lavorativa protetta e, pur con qualche apprensione, continuano la loro vita di prima; poi ci sono i tanti che, avendo incontrato problemi con il lavoro, vivono condizioni molto precarie e vanno ad incrementare la schiera dei nuovi poveri.

Difficoltà e povertà in Provincia di Varese

Nel 2020 in Provincia di Varese ci sono stati il 34% di avviamenti al lavoro in meno rispetto al 2019.

La disoccupazione è attualmente attenuata dagli ammortizzatori sociali. La recessione peggiore si è registrata nel settore terziario e tra i lavori non qualificati; rimane un’incognita molto preoccupante ciò che succederà al termine del blocco dei licenziamenti.

L’intervento degli ammortizzatori sociali, dei ristori e dei contributi messi in campo dal Governo sembra, per il momento, aver arginato fallimenti e chiusure (Fonte Camera di Commercio).

In provincia di Varese sono 8.672 i nuclei famigliari che ad oggi percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza, una platea che conta ben 18.912 persone coinvolte. Sono questi, al netto delle domande decadute, i percettori della misura di sostegno economico nella nostra provincia.

Per l’esattezza si tratta di 7.543 nuclei familiari che ogni mese percepiscono in media 511 euro di reddito di cittadinanza e 1.129 che ricevono in media 224 euro di pensione di cittadinanza (Fonte INPS).

Il 61% delle dichiarazioni ISEE, effettuate dal Servizio Fiscale delle ACLI Provinciali, riguarda prestazioni di carattere economico (agevolazioni tariffe, servizi di pubblica utilità, prestazioni di carattere economico assistenziali, buoni sociali, contributi comunali, tessere trasporto pubblico, ecc.).

Nella sola città di Varese sono stati distribuiti ben 427 mila euro di buoni spesa alimentari a beneficio di 1.500 persone. Sono state presentate 228 domande (più di 300 mila euro in tutto) per gli affitti-Covid, cioè il sostegno a un periodo di temporanea difficoltà dettata dall’emergenza pandemica. Altre 258 domande per contributi al pagamento di bollette o di canoni di locazione: molte di queste arrivano da persone che mai, prima d’ora, si erano rivolte ai Servizi Sociali (Fonte Assessorato Servizi Sociali).

Le priorità per costruire il futuro

  • Il lavoro

Per guardare al futuro è necessario avviare un processo nuovo con l’obiettivo di far convergere interessi diversi nell’orizzonte del bene per tutti.

Occorre, quindi, un nuovo rapporto tra economia e società, superando la vecchia logica, ancora molto diffusa, che fa ritenere l’«attenzione alla persona» e allo «sviluppo sostenibile» generatori di assistenzialismo; una logica che, purtroppo, negli anni, ha generato pesanti disuguaglianze e schiacciato ogni possibilità di riscatto.

È tempo di costruire un nuovo patto per il lavoro «buono» e per tutti, a partire dai giovani: in questa situazione di pandemia, la precarietà delle condizioni contrattuali ha favorito l’espulsione di migliaia di lavoratori, molti dei quali non hanno potuto neppure beneficiare di ammortizzatori sociali.

La crisi pandemica ha anche portato le imprese a rivedere molti pregiudizi nei confronti del lavoro «a distanza» o, come viene comunemente chiamato, smart working; sono stati abbattuti molti luoghi comuni; ora è necessario dare «forma» a regole contrattualmente condivise che ne normino l’attuazione in tutti i suoi aspetti.

La pandemia ha messo in discussione i presupposti su cui si era costruita la nostra società: un modello che è stato predominante, ma che ha creato diseguaglianze e prodotto troppi «scarti umani».  

Oggi si pone il grande tema della responsabilità della ricostruzione a partire da un’idea di Paese che metta al centro la dignità della persona, individuando modalità concrete per la sua piena affermazione, anche grazie al sostegno alle famiglie.

È questo il tempo della corresponsabilità: tutti gli attori, istituzionali, economici e sociali, in gioco per progettare e rinegoziare un rapporto nuovo tra sviluppo economico e sviluppo sociale; ciò richiede, contemporaneamente, una visione lungimirante che sappia investire nella cooperazione e abbandoni, almeno in parte, quella competizione esasperata funzionale agli interessi dei più forti.

Carmela Tascone
Presidente provinciale Acli Varese

Luciano Gualzetti
Direttore Caritas Ambrosiana

Gianni Borsa
Presidente Azione Cattolica Ambrosiana

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