Il significato del convegno in Cattolica e del concerto in Duomo nelle parole di Milena Santerini («dobbiamo reagire alla tendenza crescente al razzismo, all’intolleranza e alla xenofobia») e Gabriele Nissim («assistiamo a un ritorno all’antisemitismo, alla politica del disprezzo e alla cultura del nemico»)
di Annamaria
BRACCINI
Un convegno importante presso l’Università Cattolica, martedì 5 marzo (alle 17.30), per “Ricordare e testimoniare il bene”, alla vigilia della Giornata dei Giusti dell’Umanità. Di che cosa si tratta ma, soprattutto, su cosa vuole insistere la legge che ha istituito la Giornata stessa? Milena Santerini, prima firmataria del provvedimento legislativo in questione e ordinario di Pedagogia in Cattolica, sottolinea: «Questa legge è nata nel 2017 anche se, già nel 2012, era stata approvata una risoluzione del Parlamento europeo sulla Giornata in memoria dei Giusti dell’Umanità. Stiamo parlando di una memoria del bene e non soltanto della memoria della sofferenza umana, soprattutto con il ricordo della Shoah, e, ultimamente, anche dei morti delle Foibe. I Giusti sono coloro che salvano la giustizia, anche da soli, controcorrente, dicendoci, così, che il bene è sempre possibile».
Al convegno, infatti, vi saranno testimonianze dal Rwanda, dalla Cambogia, dal Sudan…
Abbiamo scelto figure che ci ricordano genocidi recenti: quello degli anni Settanta in Cambogia (gli Khmer rossi di Pol Pot) e quello degli anni Novanta in Rwanda. Vi è poi la terza testimonianza, che parla dell’oggi, attraverso l’esperienza vissuta da Abbas Ismail Mohamed, studente universitario proveniente dal Sud Sudan, profugo in Libia e nel Mediterraneo. In Libia ha cercato di salvare se stesso, ma anche altri, promuovendo un’azione di solidarietà nei confronti di alcuni ragazzi sequestrati e tenuti in ostaggio.
Come vede la situazione attuale, proprio riguardo alle intolleranze e agli odi razziali?
Sono molto preoccupata. Oggi c’è una tendenza crescente al razzismo, all’intolleranza e alla xenofobia. La cosa più preoccupante è quando lo stesso sistema politico istituzionalizza la divisione e la discriminazione: normalmente, si è all’ultimo gradino della china. Dobbiamo assolutamente reagire, muovendoci soprattutto dal basso. La memoria dei giusti, che a parole chiaramente è approvata da tutti, in realtà, deve diventare una provocazione.
Parole cui fa eco Gabriele Nissim, fondatore e presidente di Gariwo – La Foresta dei Giusti, che osserva: «Quest’anno la Giornata cade in un clima particolare perché assistiamo a un ritorno all’odio, all’antisemitismo, alla politica del disprezzo e alla cultura del nemico».
Anche le tante polemiche sorte per la modifica della “Foresta” al Monte Stella sono un segno?
Il Monte Stella è una sorta di microcosmo. Certamente non mi aspettavo che il Ministro dei Beni culturali bloccasse i lavori. Avevamo fatto approvare il progetto dalla Sovrintendenza, dal Consiglio di Zona, dal Comune di Milano: sono quattro anni e mezzo che lavoriamo, eppure anch’io personalmente sono stato attaccato come il distruttore del Monte Stella. Si fa molto presto a creare politiche di divisione, a contrapporre le persone, a creare odio verso i migranti, verso le altre religioni. Per questo mi pare particolarmente importante riflettere grazie al convegno in Cattolica e al concerto del 6 marzo in Duomo, a cui sarà presente l’Arcivescovo.