Il Comitato che si oppone all’intervento urbanistico sull’area della Casa del Giovane in zona San Leonardo chiede di ridurre l’impatto dell’edificato, salvaguardando gli alberi. Giulia Pelucchi (Municipio 8) auspica un accordo
di Claudio
Urbano
Non anticipa ancora quale sarà l’orientamento della maggioranza in Municipio 8 rispetto all’intervento urbanistico sull’area in zona San Leonardo (quadrante nordovest di Milano) ora di proprietà della Fondazione Casa del Giovane, la presidente Giulia Pelucchi, del Partito democratico. Ma riconosce che «la preoccupazione c’è, perché alcuni cittadini si stanno facendo sentire, esprimendo la propria contrarietà a un progetto che impatta molto a livello territoriale». Anche se non sarà a breve, il Municipio dovrà fornire al Comune un proprio parere, non vincolante, sul progetto presentato, prima che questo passi all’approvazione, o meno, a Palazzo Marino.
Il Comitato che difende il bosco di via Falck ha protestato con una manifestazione davanti alla Curia lo scorso 15 giugno (un centinaio i partecipanti), denunciando quella che bolla come speculazione edilizia, con l’abbattimento di piante anche di 80 o 90 anni di vita. Pelucchi spiega che l’abbattimento degli alberi rappresenta la vera questione di contrarietà al progetto, non solo da parte del comitato, ma anche di altri residenti. La posizione dei cittadini è quella di una perequazione dei volumi esistenti (ora la superficie edificata è di circa 10 mila metri quadri): «Il quartiere chiede che l’impatto dell’edificato sia minimo, viceversa anche la riduzione del 10 per cento dei volumi ora prevista non è ritenuta sufficiente. Credo – prosegue Pelucchi – che l’orientamento verso un ulteriore spostamento dei volumi aprirebbe a uno sviluppo su quest’area. Viceversa, con il quartiere non ci sono le condizioni per l’intervento così come prospettato: tra le volumetrie previste e quelle attuali c’è ancora un abisso», osserva.
D’altra parte Pelucchi riconosce le ragioni che portano la Casa del Giovane a prevedere una diversa destinazione per l’area. Dunque «non si tratta di stare fermi – sottolinea -, ma di trovare un punto di caduta possibile», auspicando che ci si possa incontrare a metà strada tra la situazione esistente e quanto prevede il nuovo progetto.