Esperienze di cadute e risalite nel libro di Giorgio Paolucci «Cento ripartenze», su cui si dibatterà sabato 22 aprile nel teatro della Casa di reclusione di Opera (iscrizioni online entro il 14 aprile)  

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La vita può rinascere anche in carcere, nel luogo che per antonomasia sembra l’emblema della vita sospesa. Eppure si può: grazie allo studio, al lavoro, all’amicizia con i volontari o con persone che aiutano a trovare un senso alla circostanza dolorosa che si sta vivendo e a dare concretezza all’articolo 27 della Costituzione, in base al quale «le pene devono tendere alla rieducazione del condannato».

Ne parleranno sabato 22 aprile, a partire dalle 11.30, il direttore della Casa di reclusione di Opera Silvio Di Gregorio, il presidente della Fondazione Casa dello spirito e delle Arti Arnoldo Mosca Mondadori e alcune persone detenute che porteranno la loro testimonianza nel teatro del carcere (via Camporgnago 40). L’occasione sarà la presentazione del libro Cento ripartenze. Quando la vita ricomincia (Itaca) di Giorgio Paolucci, giornalista e scrittore, editorialista di Avvenire. L’incontro verrà introdotto da Guido Boldrin, responsabile dell’associazione Incontro e Presenza, che da anni opera con i suoi volontari nelle carceri milanesi.

Testimoni di speranza

Il libro racconta storie di chi, in diverse circostanze, ha fatto i conti con la fragilità e ha potuto intraprendere cammini di rinascita umana grazie all’incontro con quelli che l’autore definisce «testimoni di speranza», persone che hanno acceso una luce nel buio, aiutando a maturare uno sguardo positivo sull’esistenza e a sviluppare la consapevolezza che tutti abbiamo un valore.

Le storie di Matteo e Ambrogio

Alcuni capitoli sono dedicati a “rinascite” avvenute durante la carcerazione. Così è accaduto a Matteo, uno dei 1.500 detenuti che in Italia sono iscritti all’università: dopo avere conseguito il diploma triennale, grazie a una borsa di studio sta frequentando un master alla Bocconi. Per lui lo studio è diventato occasione di riscatto, di misurarsi con la sua voglia di cambiamento, di preparare un futuro dopo il “fine pena” per vivere da protagonista nella società. Ambrogio, un altro protagonista del libro, dopo un periodo di detenzione seguito alla condanna per traffico internazionale di stupefacenti, sta lavorando in un centro antidroga: incontra persone che sono vittime del male da lui commesso, rivive nell’intimo le conseguenze nefaste del suo operato e opera per contribuire al loro recupero.

Ostie e violini

Arnoldo Mosca Mondadori racconterà l’esperienza del laboratorio avviato nel carcere di Opera, dove alcune persone detenute producono le ostie destinate alla celebrazione eucaristica, e della liuteria, dove il legno dei barconi approdati a Lampedusa viene utilizzato per fabbricare violini.

Il libro di Paolucci raccoglie cento storie che raccontano cadute e ripartenze, ambientate in diverse circostanze, ma tutte accomunate nel segno delle parole della filosofa Hannah Arendt, che l’autore cita nell’introduzione: «Gli uomini, anche se devono morire, non sono fatti per morire ma per ricominciare».

Per partecipare all’incontro di sabato 22 aprile (vedi qui la locandina) ci si deve iscrivere entro il 14 aprile compilando il modulo reperibile a questo link e inviare la carta d’identità all’indirizzo invito22aprile@gmail.com. Per l’ingresso, presentarsi mezz’ora prima all’ingresso del carcere con documento di identità.

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