Data l'età sempre più avanzata della manodopera, nel settore artigianale il rischio è di mancare il turnover occupazionale
Secondo un’indagine condotta dall’Unione Artigiani, poco meno della metà delle 88 mila imprese artigiane che hanno sede nell’hinterland di Milano e Monza avranno in programma l’assunzione di almeno un lavoratore nel 2023. Circa 43 mila posti, per lavori che tuttavia nessuno svolge più in Italia.
Da anni l’artigianato assiste a una desertificazione professionale. Settori come il tessile e l’idraulica sono branche che hanno perso attrattiva da parte dei giovani, come dimostra l’età anagrafica della manodopera: la media si aggira intorno ai 55 anni, che cala di circa 15 anni se si filtra il dato relativo ai lavoratori di origine straniera.
Dietro la scomparsa di queste professioni c’è un nuovo orientamento lavorativo ed economico delle nuove generazioni, che si formano su settori più specializzati e richiedono di conseguenza retribuzioni adeguate alla formazione.
Il risultato è che ci sono più posti offerti che candidati. Secondo Confartigianato Lombardia, il 52,2% delle posizioni lavorative ricercate dalle 256 mila piccole imprese della regione sono nel settore artigianale. Per Confartigianato, la carenza di manodopera andrebbe affrontata con un approccio sistemico, con interventi di politica economica di rianimo del mercato del lavoro.