Funerale di S.E. Mons. Luigi Stucchi, Milano, Duomo – 23 dicembre 2022
Eppure si raccolgono parole e armonie di un cantico.
Nel dramma della passione, nello strazio dell’ultimo grido, nello spettacolo desolante di una umanità meschina che discute di privilegi e di primi posti, ecco un cantico.
Forse alla sapienza del mondo, forse allo scetticismo della cultura depressa del nostro tempo può sembrare paradossale che alle lacrime si mescolino parole di lode e di benedizione. Ma il discepolo innalza il suo cantico.
Talora la voce si spezza, talora il sorriso si contrae in una smorfia di dolore, talora la parola è gemito e grido, eppure ancora e ancora il cantico.
Che cosa canta il discepolo?
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita.
Tutti i giorni dall’infanzia alla vecchiaia, il discepolo attinge a una riserva inesauribile di grazia i motivi della sua felicità. Nei giorni della festa e in quelli del lutto, nei tempi della popolarità e nei contesti in cui si avvertono l’ostilità e il disprezzo, felicità e grazia, tutti i giorni.
Ecco che cosa canta il discepolo: la gioia di abitare per lunghissimi anni nella casa del Signore.
Mi guida per il giusto cammino.
Il discepolo segue il Signore, il buon pastore. Il cammino talora si perde nella confusione. Ci sono momenti in cui la vita sembra un enigma insolubile, ma il discepolo non si appropria della presunzione del protagonismo, piuttosto pratica la docilità della sequela. Ci sono situazioni intricate, talora di deve prendere la parola in momenti confusi in cui sembra più importante gridare, farsi valere, reagire con irruenza, ma il discepolo si affida piuttosto che sfidare, il discepolo prega, pensa, discerne, ragiona. Il cammino giusto è quello del Signore e il discepolo lo cerca anche tra le nebbie.
Ecco che cosa canta il discepolo: la fiducia nel Pastore che lo guida.
Il discepolo segue il maestro, anche quando il Maestro lo invia. Non diventa mai maestro, sempre discepolo. E ogni giorno porta a compimento la missione affidata: la missione di dare pace, di offrire il perdono di Dio, di aiutare i fratelli e le sorelle a seguire il buon Pastore che chiama. Il discepolo diventa interlocutore di altri discepoli, si fa carico del loro cammino, rianima le loro stanchezze, orienta le loro scelte. È solo un discepolo, ma si lascia ispirare dallo Spirito di Dio.
Ecco che cosa canta il discepolo: gli stupefacenti percorsi di grazia che portano al compimento della vocazione di ciascuno.
Sotto gli occhi dei miei nemici.
Il discepolo, seguendo Gesù, attraversa valli oscure, incontra incomprensibili ostilità, non tutti gli sono amici. Eppure il discepolo non è nemico di nessuno. Non tutti hanno stima dei discepoli, eppure i discepoli hanno stima di tutti e cercano di comprendere e di perdonare, di perseverare nella pazienza e nella testimonianza. Subiscono umiliazioni, non umiliano nessuno; sono infatti discepoli del Maestro mite e umile di cuore.
Stanno sotto gli occhi dei nemici come fratelli che tendono la mano e rivolgono il saluto: non sono indifferenti a nessuno: sono solo discepoli di Gesù che è venuto perché tutti siano salvati, abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Ecco che cosa canta il discepolo la mensa offerta a tutti, anche ai nemici
Che cosa si può dire di Mons Luigi Stucchi?
[VP Valmadrera (1966); VP Lecco san Nicolò (1973); Dir. Resegone (1980); P Tradate (1989); Vesc. Ausiliare (2004); VEZ Zona II (2003); Formazione Permanente del Clero (2012); VES Vita consacrata femminile (2012); oltre incarichi per Gazzada, OAF, ecc.]
Forse può bastare dire: è stato un discepolo.
Durante la sua vita, la sua specialità non era cantare, ma ora credo che tutta la sua vita si presenti al Signore con l’esultanza e il cantico del credente: felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni nella mia vita, la vita senza giorni e senza notti, la vita di Dio.