Irrequieto, patriottico,alfiere dell'arte come impegno sociale.La vita di uno dei maestridell'arte italiana dell'Ottocento


Redazione

Giovanni Fattori nacque a Livorno il 6 settembre 1825, figlio di Giuseppe, modesto artigiano di origine pistoiese, e della fiorentina Lucia Nannetti.
Ancora bambino, venne messo al lavoro presso il banco d’affari del fratellastro.
Ma fin dalla più tenera età la sua grande passione per il disegno rivelò uno straordinario talento.
Apprese le basi della tecnica pittorica, decise a vent’anni di traferirsi a Firenze, dove frequentò prima la scuola privata di Giuseppe Bezzuoli – uno dei protagonisti del romanticismo storico – e poi l’Accademia di Belle Arti, di cui tuttavia seguì i corsi in modo irregolare, insofferente al rigore del metodo didattico.
In quegli anni, pur non essendo coinvolto attivamente nei moti rivoluzionari, manifestò un forte interesse per le idee risorgimentali e patriottiche.
Nel 1852 decise di abbandonare l’Accademia per iniziare una carriera pittorica indipendente e autonoma. Frequentando il Caffè Michelangelo, si unì ai Macchiaioli, dei quali divenne il rappresentante più autorevole.
Esordì con una pittura storica a soggetto romanzesco, ma presto cominciò a ritrarre dal vero scene di vita militare, approdando a una pittura felicemente naturalistica, che avreebbe poi sviluppato nel senso di una sempre maggiore sobrietà e solidità.
Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta (Firenze, Galleria d’Arte Moderna), del 1861, rappresentò il manifesto della pittura di storia risorgimentale, che Fattori seppe, tra i pochi, praticare ancora con aderenza alla realtà e senza alcuna concessione alla retorica celebrativa.
In seguito l’artista abbandonò gradatamente il chiaroscuro romantico per un contrasto a “macchia” di luce-colore di grande nettezza, e venne sempre più costruendo i propri quadri per zone cromatiche di un peso quasi astratto, come ne La rotonda di Palmieri (1866, Firenze, Galleria d’Arte Moderna).
Talvolta sfruttò anche le qualità del supporto per creare effetti suggestivi, lasciandone trasparire le venature o la grana. Eseguì inoltre numerosi ritratti, di grande evidenza plastica.
Temi ricorrenti e costanti di tutta l’opera di Fattori sono i paesaggi, la gente della Maremma e la vita militare, vista spesso con amaro realismo.
L’adesione al realismo, del resto, unifica tutte le sue fasi: lo stesso Fattori, infatti, affermava che l’arte deve trarre ispirazione dalle manifestazioni della natura e dall’impegno sociale.
Morì nel 1908 a Livorno.
(l.f.)

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