Nella Cappella Iemale del Duomo, a porte chiuse a causa dei provvedimenti per il Coronavirus, l’Arcivescovo ha presieduto la Celebrazione eucaristica della I domenica di Quaresima trasmessa in diretta da Rai 3. «Recuperiamo la fiducia nella provvidenza, la ragionevolezza e, così, anche le nostre azioni avranno capacità di far fronte ai problemi e di trovare una soluzione»

di Annamaria Braccini

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«Vorrei giungere a tutti, farmi vicino a ogni fratello e sorella che ascolta, entrare in ogni casa, visitare ogni solitudine, guardare negli occhi ciascuno».
Sono queste le parole con cui l’Arcivescovo esprime la sua vicinanza a tutti «coloro che vivono questo momento, che sono preoccupati per i loro cari, per i loro programmi di studio, per i programmi di lavoro che sono saltati, per gli affari che sono sfumati».
Nella Cappella Iemale del Duomo – gioiello barocco realizzato su progetto del Tibaldi -, a porte chiuse, il vescovo Mario presiede l’Eucaristia per la I domenica della Quaresima ambrosiana, concelebrata dall’arciprete della Cattedrale, monsignor Gianantonio Borgonovo e dal vicario episcopale per la Zona pastorale I-Milano, monsignor Carlo Azzimonti. Messa senza popolo di Dio, trasmessa in diretta dalla TGR-Rai 3, in «questo inizio di Quaresima, così strano, senza ceneri, senza messe, senza prediche», a causa dei provvedimenti emanati per contenere la diffusione del Coronavirus.
Mentre gli altri 9 Pastori delle altrettante Diocesi lombarde presiedono le Celebrazioni domenicali, diffuse sui rispettivi media diocesani, l’Arcivescovo rivolge un messaggio anche nella sua veste di Metropolita di Lombardia. «Le caratteristiche della gente di questa terra sono la fiducia nella provvidenza, la ragionevolezza, il buon senso e l’operosità efficiente. Mi sembra che siccome si è oscurata la fiducia nella provvidenza, confuso il buon senso, è rimasta un’operosità che è diventata un’agitazione un poco nevrotica. Recuperiamo la fiducia nella provvidenza, la ragionevolezza e, così, anche nostre azioni avranno una capacità di efficienza di far fronte ai problemi e di trovare una soluzione. Mi sembra che molte persone vivano con una certa cautela, rispettando le indicazioni date dalle autorità competenti. Di fronte a una paura eccessiva credo che i rimedi possano essere, da un lato, un’informazione più sobria e affidabile, dall’altro, un senso di solidarietà che le persone più fragili ed esposte al rischio di un’emotività eccessiva possano sentire».
Espressioni – queste – di serena speranza che tornano nell’omelia in cui risuona più volte l’invito a considerare come «un momento favorevole» anche ciò che stiamo vivendo. «Ci viene rivolta oggi una parola che suona inopportuna che mette a disagio e sembra venire da chi non comprende la situazione. È quella di Paolo: ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza».
«In questo momento di allarme e di malumore, di strade quasi deserte e di attività rallentate, proprio nella città frenetica, questo è il momento favorevole per cercare Dio. È una pena celebrare senza la gente, ma in questo momento, in cui non è senza pericolo radunarsi in assemblea, è possibile dedicare lo stesso tempo, che si dedicherebbe alla Messa, al silenzio, alla meditazione della Parola di Dio, alla preghiera».
Il richiamo è alla pagina del Vangelo di Matteo, appena proclamata, con le tentazioni di Gesù nel deserto: «Ora è il momento favorevole per essere liberi, dire sì al bene e no al male».
Una situazione che può divenire occasione per la riconciliazione, per praticare il buon vicinato, per spezzare il pane con l’affamato, per farsi vicino a coloro dai quali tutti si allontanano. Questo è il digiuno gradito a Dio».
E, così come si stanno unendo le forze contro il virus Covid-19, si può essere alleati contro ogni male e cattiveria. «L’allarme dei medici, le decisioni delle autorità, le pressioni mediatiche si sono rivelate di straordinaria efficacia nel lottare per contenere la diffusione del virus. E se noi fossimo tutti uniti, con tutte le forze della scienza, della amministrazione pubblica, della pressione mediatica per combattere la diffusione di ciò che rovina la vita di troppa gente? Quali risultati potremo ottenere! Se noi fossimo così uniti nel contrastare le dipendenze, la diffusione della droga, dell’alcol, del bullismo, credo che cambieremmo il volto della società».
Allo stesso modo, si possono usare meglio il tempo e le parole, evitandone lo sperpero. «Se sono interrotte o ridotte le attività ordinarie, possiamo usare il tempo per fare del bene, per pregare, per studiare, pensare, per dare una mano, con quella forma di solidarietà che tiene unita la società e soccorre i più deboli. Se abbiamo parole, invece di parlare dell’unico argomento imposto in questo momento, possiamo usarle per dire parole buone, per dire parole intelligenti, sagge e costruttive. La paura non è in proporzione del pericolo, ma della reazione, della suscettibilità, della fragilità emotiva di fronte all’enfasi mediatica».
Infine, prima della benedizione, viene proposta la preghiera per la comunione spirituale, preghiera che da recitare in ogni famiglia, in quella rete che, seppure a distanza, crea la comunità.

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