L’incontro dell’Arcivescovo con i giornalisti è una tradizione pluridecennale per la Diocesi, che si caratterizza da sempre come un’occasione per riflettere sul proprio lavoro
di Davide MILANI
Responsabile comunicazioni sociali Diocesi di Milano
«Se si vuole svolgere bene il proprio lavoro, ci si deve esporre. Non si può fare il bravo giornalista, il bravo politico, il buon vescovo, senza auto-esporsi». Questo invito alla personale e responsabile “esposizione” l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, lo ha rivolto ai giornalisti incontrandoli il 22 dicembre scorso in occasione dello scambio degli auguri di Natale. E una possibile occasione per questa “compromissione” è anche l’incontro dedicato a chi opera nei media in programma sabato 28 gennaio dalle ore 10.30 presso l’Istituto dei ciechi a Milano.
Un appuntamento che offre un’ulteriore opportunità a un dialogo iniziato il 29 settembre al Museo Diocesano nei primi giorni di presenza del cardinale Scola in Diocesi, quando il neo-Arcivescovo incontrò il “mondo” della comunicazione e della cultura, continuato nel già citato appuntamento natalizio e arricchito, per i comunicatori che lavorano a stretto servizio della Diocesi, da una mattinata di confronto il 16 gennaio.
Questo nuovo incontro con i giornalisti, in occasione della ricorrenza del patrono San Francesco di Sales, è una tradizione pluridecennale per la Diocesi di Milano, che per le donne e per gli uomini impegnati nel mondo della comunicazione si caratterizza da sempre come un’occasione per riflettere sulla professione. Il numero dei mezzi si moltiplica, la natura degli strumenti è sempre più ibrida, il modo di interpretare e vivere il “mestiere” – di conseguenza – cambia aprendo molti interrogativi: conta ancora il “fattore umano” nella professione giornalistica? C’è consapevolezza dei guasti personali e sociali causati dalla situazione di precarietà alla quale sono costretti molti nelle redazioni, soprattutto giovani? Fino a che punto è giusta e rispettosa della dignità delle persone e promettente per il servizio che si è chiamati a svolgere quella flessibilità invocata dai ritmi attuali della comunicazione?
La mattinata di sabato 28 gennaio è uno spazio aperto a chi opera nel mondo della comunicazione per fermarsi, ascoltare, pensare, riflettere, confrontarsi. Uno spazio che a fatica ordinariamente ci si ritaglia dentro i ritmi frenetici e concitati delle redazioni; uno spazio che è un’opportunità in più rispetto a quello scambio di idee, di opinioni, di riflessioni che già accade tra colleghi in tante occasioni, negli “a margine” degli eventi pubblici e in tutte quelle situazioni nelle quali tra giornalisti ci si incontra. Uno spazio, questo che il cardinale Angelo Scola offre, pensato per la persona in quanto tale, prima che per il professionista o il tecnico.