L’Arcivescovo ha presieduto la Messa crismale concelebrata dai preti diocesani, a cui ha rivolto l’omelia dedicata al sacramento della riconciliazione: «Affidiamoci alla potenza del Risorto che ha vinto il maligno». Benedetti gli oli santi e offerte a favore della Fondazione Opera Aiuto Fraterno
di Filippo MAGNI
«In un mondo come il nostro, se una persona arriva fino a inginocchiarsi nel confessionale, è già al 90% del percorso per domandare il perdono pacificante di Dio e rientrare nell’esistenza con una pace costruttiva. Di cui solo Dio sa, come i tragici eventi di questi giorni ci richiamano, quanto ha bisogno questa nostra affaticata Europa». È la Riconciliazione, il tema su cui il cardinale Angelo Scola sviluppa l’omelia della Messa crismale del Giovedì santo (in allegato). Una «festa del sacerdozio ministeriale», come la definisce il sussidio preparato per l’occasione. Concelebrano infatti mille preti ambrosiani, mentre Scola è affiancato sull’altare dall’Arcivescovo emerito di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, dai Vescovi ausiliari milanesi e da tutto il Consiglio episcopale milanese, insieme ad altri Vescovi emeriti ambrosiani di origine: monsignor Carlo Ghidelli, monsignor Emilio Patriarca e monsignor Renato Corti.
Nell’assemblea siedono anche i seminaristi ambrosiani e alcuni cresimandi: tra questi ultimi i ragazzi di Legnano, di San Giuliano e del Santissimo Redentore di Milano. Riceveranno la Cresima nelle prossime settimane, venendo unti con il Crisma che l’Arcivescovo consacra proprio oggi, insieme all’olio degli infermi e all’olio dei catecumeni.
L’importanza della Riconciliazione, ha detto l’Arcivescovo, chiede di riconoscere che «il peccato non è solo questione tra l’individuo e Dio: esso comporta una ferita reale al popolo cristiano. Basti pensare a quanto i nostri peccati incrinano i rapporti personali e comunitari». Per questo, sebbene «la Chiesa coopera alla conversione del peccatore mediante la carità, l’esempio e la preghiera – si chiede Scola – non ci limitiamo troppo spesso a una pratica individualistica del sacramento, che non consente di cogliere fino in fondo la grazia del perdono attraverso il ministero della Chiesa, dimora della riconciliazione?».
Con una maggiore consapevolezza, ha proseguito, «i fedeli, accostandosi al sacramento della riconciliazione, saranno chiamati ad approfondire la loro appartenenza ecclesiale». Come? Il Cardinale suggerisce la strada, raccomandata in «tempi liturgici privilegiati» come il venerdì e la Quaresima: «Per educare la comunità cristiana a quest’essenziale dimensione ecclesiale del sacramento della riconciliazione sarà opportuno proporre in talune occasioni celebrazioni comunitarie in cui la confessione personale dei peccati e l’assoluzione individuale siano inserite in un ordinato gesto liturgico (CCC, 1482). Un’adeguata sottolineatura dei riferimenti penitenziali presenti nella liturgia eucaristica di ogni domenica aiuterà ogni fedele a far proprio quell’“atteggiamento di confessione”» necessario per la vita comunitaria e personale. Un atteggiamento che «dovrebbe determinare lo stile di ogni assemblea di cristiani, perché consente un ascolto di reciproca fecondazione».
Al termine della Messa – le cui offerte saranno devolute a favore della Fondazione Diocesana Opera Aiuto Fraterno che si occupa dei sacerdoti anziani e malati – i mille sacerdoti hanno preso tre boccette di Crisma e di oli ciascuno, per portari nelle oltre 1.100 parrocchie della Diocesi, dove saranno utilizzati per i Battesimi, le Cresime e l’unzione degli infermi. Ai Decani sono stati consegnati anche i sussidi da distribuire ai sacerdoti, in cui è pubblicata l’omelia e un’appendice a cura della Formazione del clero (in allegato), che il Vicario generale monsignor Mario Delpini ha definito «strumento di conversione per il clero, traccia di preparazione alla Riconciliazione per i sacerdoti», raccomandando loro la confessione personale e annunciando un momento comunitario per il prossimo 4 novembre.
Prima della benedizione finale, il cardinale Scola ha voluto dedicare un pensiero anche ai tragici attentati terroristici che hanno colpito Bruxelles. «Dobbiamo sostenere il nostro popolo, aiutarlo a vincere la paura – ha affermato -. La nostra risorsa sono il Crocifisso e gli imitatori del Crocifisso: i martiri del nostro tempo. Gli attentati di questi giorni sono la dolorosa appendice in Europa di realtà ancora più tragiche che stanno accadendo in Medio Oriente. Non si costruisce sulla paura, con la paura si distrugge soltanto. Dobbiamo avere fiducia nella potenza del Risorto che ha vinto la paura e il maligno».