Don Giovanni Sormani, parroco di San Martino, presenta la processione a cui l'Arcivescovo prenderà parte alle 21. Nell'ambito della festa patronale in programma anche una rievocazione storica in costume
di Cristina CONTI
Lunedì 12 settembre il cardinale Angelo Scola si recherà a Carnago (Varese), presso la parrocchia di San Martino (p.za San Giovanni Bosco 4), dove in questi giorni è in corso la festa patronale, e alle 21 prenderà parte alla processione della Madonna dei miracoli.
«Ci siamo preparati a questo evento così come si fa per una normale festa patronale – spiega il parroco, don Giovanni Sormani -. Ogni anno gli abitanti dei diversi rioni del paese sfilano per le strade esibendo i propri colori e offrendo simbolicamente doni alla Madonna che poi verranno messi all’incanto. La manifestazione ha avuto un’ampia adesione fin dalla sua istituzione. Per questa occasione, in particolare, abbiamo organizzato un Triduo con le confessioni. Come tradizione, ci sarà anche una rievocazione storica in costume degli avvenimenti che hanno coinvolto la popolazione di Carnago nei secoli e, in particolare, il primo miracolo della Madonna: la guarigione istantanea di un uomo ferito durante una faida, che ebbe luogo nel 1619 e dopo il quale iniziò il processo canonico, voluto dal cardinale Federico Borromeo. A curare la rievocazione abbiamo chiamato il regista Antonio Zanoletti, con la collaborazione dei suoi attori e la partecipazione anche della gente comune, che in questo modo diventerà protagonista dell’evento. Ci sarà poi l’omaggio alla Madonna in chiesa».
Ci presenta la sua comunità?
Carnago si trova a circa 10 chilometri da Varese, in linea con il Seminario di Venegono. Oggi questa è una zona residenziale, con piccole aziende; quelle grandi ormai hanno chiuso a causa della crisi economica. Alcune famiglie sono in difficoltà perché uno dei coniugi ha perso il lavoro. Ci sono giovani che non riescono a trovare un’occupazione e immigrati che faticano ad arrivare alla fine del mese.
Ci sono molti stranieri?
Direi di no. Al massimo 300 e si tratta in prevalenza di badanti che provengono dai Paesi dell’Europa dell’est.
Le attività parrocchiali sono frequentate?
La parrocchia “tiene” abbastanza, soprattutto grazie alle persone più anziane e a quelle che vivono qui da più tempo. Sono state costruite case nuove, che hanno portato la popolazione a raddoppiare nel giro di una decina d’anni. La gente arrivata qui da poco non conosce ancora bene le tradizioni della parrocchia e spesso è ancora legata alle comunità di provenienza. La celebrazione dei sacramenti offre maggiore occasione di incontrare queste persone: i battesimi, piuttosto frequenti, e poi i matrimoni, che però sono più rari.
I giovani partecipano assiduamente?
C’è un bel gruppo di ragazzi e giovani che lavorano col Decanato. L’oratorio è molto frequentato, soprattutto durante le vacanze quando, oltre alle iniziative di gioco e ai momenti di incontro, vengono organizzati anche i campi estivi, che riescono particolarmente bene. Durante l’anno la presenza dei ragazzi è piuttosto oscillante: alcune domeniche sono molto presenti, soprattutto in concomitanza con le attività sportive, in altre la partecipazione cala.