Il parroco di Greco insignito dell'Ambrogino d'oro: «Questo luogo da la possibilità di mettersi in ascolto delle paure e delle ansie dell’altro. Da qui è nato un dialogo tale da essere riconosciuto con questa importante onorificenza»
di Cristina CONTI
Lunedì 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, don Giuliano Savina, responsabile della Comunità pastorale San Giovanni Paolo II di Milano, nella solenne cerimonia in programma al Teatro Dal Verme riceverà l’Ambrogino d’oro, la prestigiosa onorificenza attribuita dal Comune a cittadini e istituzioni benemerite. L’assegnazione del riconoscimento è legata alla creazione del Refettorio Ambrosiano, realizzato nell’ex Teatro parrocchiale di Greco, che fa parte della Comunità pastorale guidata da don Savina. Una struttura nata in occasione di Expo Milano 2015, ma che continua a operare anche dopo la conclusione dell’Esposizione Universale come “frutto” duraturo dell’evento, allo scopo di condividere il cibo con i più poveri, di avvicinarsi alle “periferie” del mondo, come spesso auspicato da papa Francesco, e di far sentire i meno fortunati parte integrante della società.
«Innanzitutto sottolineo che l’Ambrogino non riguarda me personalmente, ma l’iniziativa in sé – premette don Giuliano -. Mi piace ricordare come negli Atti degli Apostoli si diceva che la prima Comunità “godeva della simpatia del popolo”. Il bene che il Refettorio ha fatto, le cose buone che ha portato sono stati e sono tuttora contagiosi. Questo luogo ci ha dato la possibilità di rivivere un’esperienza importante, come metterci in ascolto delle paure e delle ansie dell’altro. Da qui è nato un dialogo tale da essere riconosciuto con questa importante onorificenza».
Don Savina ricorda che l’idea del Refettorio Ambrosiano «è nata dalla decisione dello chef Massimo Bottura di non buttare il cibo avanzato alle mense di Expo, ma di condividerlo con i poveri, con chi ha più bisogno. L’idea è stata poi condivisa da Davide Rampello, curatore del Padiglione Zero all’Esposizione, e si è poi concretizzata nell’ex Teatro di Greco. Nel corso dei sei mesi di Expo al Refettorio diversi chef provenienti da tutto il mondo hanno trasformato le eccedenze alimentari della manifestazione in eccellenze gastronomiche e le hanno servite ai poveri».
Come pensate di caratterizzare per il futuro questa iniziativa?
La comunità cristiana ha risposto positivamente al Refettorio Ambrosiano, cogliendo come questo luogo sia davvero profetico, come cioè possa fare da ponte ed essere un vero tavolo dove, oltre che servire piatti ai poveri, ci si può incontrare, ascoltare reciprocamente e affrontare le proprie paure. Il nostro auspicio è quello di diventare per Milano un nuovo punto di riferimento dove promuovere e valorizzare la cultura dell’inclusione sociale e di farlo con un’attenzione a tutte le fasce di età, dalle famiglie agli anziani, dai giovani alle scuole. Partendo dagli utenti stessi.
Quale sarà in particolare il suo ruolo per il quartiere di Greco?
Abbiamo fondato l’Associazione per il Refettorio Ambrosiano, per fare in modo che l’accoglienza diventi cultura. È un dono che facciamo al territorio. Vogliamo restituire questo spazio al quartiere e alla città. L’Associazione ha l’ambizione di rendere il Refettorio un luogo di creatività e uno spazio dove poter sognare. Ci ispiriamo ai valori di accoglienza, ospitalità e dialogo tra culture. Siamo partiti con eventi legati ai temi di Expo nell’ottica della salvaguardia del Creato, come ci richiama papa Francesco. Ma offriremo a questo quartiere di periferia, e a tutta la città, tante occasioni di incontro e riflessione attraverso le varie forme d’arte. All’interno del Refettorio, infatti, saranno organizzati anche eventi di carattere teatrale, culturale, letterario e incontri che tratteranno di tematiche sociali.