L’appello del borgo mantovano già al centro di un originale progetto di riqualificazione turistico-culturale basato sull’antico complesso monastico, ora gravemente danneggiato dal sisma del 29 maggio

San Benedetto Po

Dalle zone terremotate a cavallo del Po una storia che, malgrado tutto, vuole trasmettere un messaggio di speranza. Ne è protagonista la comunità di San Benedetto Po (Mantova), un paese di 7 mila abitanti – in gran parte contadini e allevatori -, noto anche come la “Cluny lombarda” per via di un grande e bellissimo complesso monastico, sorto attorno al monastero benedettino fondato nel 1007 da Tebaldo di Canossa (nonno della più celebre Matilde, che regnò su queste terre). Al complesso – che comprendeva chiostri, un giardino botanico, un’infermeria e un refettorio – l’antico borgo legò la sua storia e il suo sviluppo fino all’800, quando la calata di Napoleone in Italia portò saccheggi e distruzioni. Abbandonato, l’edificio cadde in rovina e nel secolo scorso fu utilizzato soltanto come scuola.

Il progetto

Negli ultimi anni, però, il complesso ha vissuto una fase di rinascita grazie a un originale progetto di marketing territoriale ideato da Marco Giavazzi, sindaco di San Benedetto Po dal 2006. Per il primo cittadino lo sviluppo del paese doveva puntare sul turismo culturale e ambientale, basato sul recupero storico e artistico del complesso monastico. La scarsità di risorse non ha frenato la passione e la lungimiranza dell’amministrazione comunale, che ha battuto molte strade, rivolgendosi a istituzioni nazionali e internazionali e anche a imprenditori privati. La “rete” creatasi – coinvolti, tra gli altri, l’Unesco, i Siti cluniacensi, il circuito dei Borghi più belli d’Italia e quello delle Terre di Matilde, il Sistema Parchi Oltrepò mantovano, ecc – ha permesso di raccogliere i 15 milioni di euro necessari al restauro. Il monastero è così diventato sede del Museo etnografico Polironiano, con oltre 10 mila oggetti legati alla cultura contadina padana, mentre il turista che faceva tappa a San Benedetto Po poteva trovare, oltre a strutture ricettive, diversi itinerari artistici, storici, gastronomici e naturalistici da percorrere nei dintorni. Il numero dei visitatori e l’affluenza record delle scuole (oltre 100 classi dall’ottobre 2011) avevano premiato gli sforzi compiuti.

I danni del sisma

Ora però la felice intuizione del sindaco Giavazzi – che per la sua capacità di creare un rapporto virtuoso fra istituzioni e territorio, fra località e globalità, tra passato e futuro, era stata inserita nell’Archivio della generatività italiana “Genius Loci” – ha dovuto fare i conti col terremoto. Il sisma del 20 maggio ha infatti risparmiato il sito, ma quello del 29 maggio ha causato danni incalcolabili al patrimonio architettonico: uno dei più interessanti progetti di riqualificazione dei piccoli e medi centri degli ultimi decenni è stato messo al tappeto dalla violenza della natura. Non solo: anche la sede municipale, la caserma dei carabinieri e l’ufficio postale sono stati resi inagibili, il centro storico è ridotto a una “zona rossa” transennata e le continue scosse di assestamento non fanno che aggravare una situazione già precaria (in allegato la documentazione fotografica dei danni).

Malgrado le difficoltà del momento, l’amministrazione comunale è riuscita a evitare il crollo del “voltone” di ingresso del paese e dell’ala posteriore del complesso e a mettere in sicurezza l’apice del campanile di San Floriano. C’è la necessità di fare in fretta perché, come spiega il sindaco, «dobbiamo riaprire il prima possibile un percorso di visita, seppure molto parziale, perché tutto il nostro lavoro di questi anni non venga mandato in fumo». La popolazione non si è persa d’animo, ma ha ovviamente bisogno di aiuto. Per questo è stato lanciato un appello – alle istituzioni, ai privati e anche agli “amici” di Genius Loci – ad aiutare la ricostruzione attraverso raccolte di fondi e magari anche altre forme di sostegno. Tutti i riferimenti utili sono nel box a fianco.

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