Crescita e sviluppo hanno bisogno di un’anima: dopo la presentazione del documento a cura di Marco Garzonio e Rosangela Lodigiani, questo il concetto attorno al quale è ruotato il dibattito col sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, il presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti e l’economista Giacomo Vaciago
di Pino NARDI
«Milano può farcela se parte non solo dai tanti e immensi problemi concreti, ma soprattutto dallo sviluppo sostenibile che è possibile se c’è un’idea di città. Potremo avere, grazie anche al governo e alla nuova amministrazione, agenzie nell’ex area Expo a seguito della Brexit, ma questo non basterà se saranno solo uffici, bisognerà che sia inserito in una visione generale della città da qui a 10-20 anni. Milano è pronta più di quanto non crediamo». Marco Garzonio, presidente della Fondazione Ambrosianeum, ha commentato così la presentazione del «Rapporto sulla città Milano 2016», avvenuta nel pomeriggio di lunedì 4 luglio. L’ormai tradizionale appuntamento annuale per fare il punto sullo stato della metropoli e sul suo futuro, quest’anno ha concentrato l’attenzione su «Idee, cultura, immaginazione e la città metropolitana decolla» (Franco Angeli, 256 pagine, 18 euro)
Nomi nuovi per un’ambrosianità che cresce e si trasforma: coworking, social street, associazionismo etnico. Ancora: start-up, incubatori, knowledge-economy. In una Milano reduce dai successi di Expo, il Rapporto Ambrosianeum ha scelto di indagare i fenomeni culturali emergenti come segnali sintomatici di un cambiamento forte, e di offrire, scrive Garzonio, «dopo 70 anni una bussola per ritrovarsi e ripartire, nella città, nel Paese, nell’Europa». Di fronte alla svolta epocale in atto (a livello europeo la Brexit; in Italia il trend demografico, la scuola, il welfare che arranca, l’immigrazione) la posta in gioco è alta: immaginare la Milano del futuro nella sua naturale posizione di leadership e orientarne scelte e politiche. Con la consapevolezza che Milano gioca la sua scommessa a livello di Città metropolitana, in un percorso segnato e ineludibile.
Ma crescita e sviluppo hanno bisogno di un’anima. «La “città dell’uomo” è il sogno moderno d’un’ispirazione antica», scrive Garzonio nella Presentazione al Rapporto, proponendo la «chiamata a raccolta di chi non ci sta e non si arrende all’esistente, di chi ritiene una perdita secca l’impoverimento di idealità, di valori, di prassi, di vita buona» di una politica nella quale prevale «il sogno di tanti “Io” che stanno insieme solo per sé, per i propri interessi del momento», in contrapposizione «al sogno di un Noi che ha chiaro il bene comune della città, della polis».
Perché Milano viva una nuova Ricostruzione ponendosi alla testa della ripresa del Paese – oggi come 70 anni fa, quando nello slancio post-bellico nacque Ambrosianeum – occorrono fiducia nel sogno che fu dei Padri Costituenti dell’Italia e dell’Europa, profonda riflessione, e una seria etica dei valori da trasmettere alle generazioni future, scrive Garzonio.
Una presenza quella dell’Ambrosianeum, che dal dopoguerra in poi ha rappresentato un luogo di elaborazione culturale e di azione sociale, che ha visto eminenti figure del cattolicesimo ambrosiano: da Giuseppe Lazzati alla famiglia Falck. Una presenza di laici cattolici al servizio della città: «Si tratta di trovare – ha sottolineato Garzonio – motivazioni e progetti che possano portare i valori personalistici alla base della Costituzione all’interno di una dinamica in corso su cui tutti sono chiamati a lavorare».
Affinché questa nuova leadership di Milano si realizzi occorrono anche, come sottolinea la curatrice del Rapporto la sociologa Rosangela Lodigiani, politiche opportune. Perché «alla politica spetta di creare le condizioni per rendere il cambiamento sempre possibile e partecipativo; spetta di sviluppare modi di pensare, sentire e agire che amplino gli orizzonti della speranza».
«Mi ha stupito scoprire che è vero che a Milano i rapporti sociali sono in crisi e c’è difficoltà a guardare al futuro – ha affermato Lodigiani -. Però in realtà c’è sete di legami buoni, di condivisione, voglia di stare insieme. Fenomeni che se accompagnati con istituzioni capaci di farlo possono disseminare pratiche buone nella città ed essere segni credibili per il futuro. Una città come Milano è per vocazione aperta al cambiamento e crocevia di popoli e culture. Questo è un ruolo che si può e si deve rilanciare nel futuro. Innanzitutto capacità di immaginazione, di cultura, con il coraggio di mettere in campo idee».
Intervenendo a margine della presentazione del Rapporto, il nuovo vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo, ha sottolineato la necessità di «tenere insieme le aspirazioni di cui una città grande come Milano ha bisogno per crescere con la vita quotidiana delle persone, in particolare nelle periferie. Milano non ha mai perso la sua anima. Da recuperare e rilanciare il rapporto tra cittadini e istituzioni e tra i cittadini stessi, mettendo insieme i bisogni e le risorse».
Al dibattito è intervenuto Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, che ha ricordato il grande impegno a favore dello sviluppo della metropoli e il sostegno alla società civile, in particolare per le periferie e la casa: «In questi anni abbiamo promosso un nuovo modo di abitare la città, nella quale non si ignora chi abita nella porta accanto. Nelle periferie abbiamo promosso le biblioteche di quartiere come sede di dibattiti e di iniziative culturali. Siamo una comunità di gente generosa, che ha voglia di fare».
Giacomo Vaciago, docente di Economia monetaria in Cattolica, ha focalizzato il suo intervento sulla città metropolitana, parlando di «invecchiamento drammatico della popolazione, dato che la percentuale di anziani e gli anni di vita attesi oltre i 50 continuano a crescere, il che cambia radicalmente il modo di pensare la città».
Invece Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali e al Turismo, ha insistito sul tema della centralità della cultura: «Il Rapporto sulla città offre un contributo fondamentale per chi amministra e vuole trarre indicazioni per una buona politica. Nelle ricette che vengono indicate per Milano ci sono molte sovrapposizioni con l’azione di questo governo, tra cui la centralità della cultura. Proprio la cultura è un collante fondamentale per tenere unite le varie anime e dimensioni di una città, e per far crescere la consapevolezza e il senso di appartenenza dei cittadini».