Da quasi 10 anni Fulvio Pietrobon serve alla mensa dei poveri di piazzale Velasquez e assiste a domicilio a chi è solo o non può uscire. «Dopo l’iniziale diffidenza nasce un feeling»
di Luisa BOVE
Fulvio Pietrobon ha iniziato a fare il personal shopper una decina d’anni fa: «Allora ero disoccupato e prestavo servizio tutti i giorni alla mensa dei poveri di piazzale Velasquez a Milano». Ma in agosto, quando la mensa dei francescani chiudeva per la pausa estiva, ha cominciato a portare i pasti a domicilio alle persone anziane e sole. «Tre anni fa ho trovato lavoro, ma ho continuato a fare il volontario», dichiara con orgoglio. Per la verità, dice scherzando, «mi alleno tutti i giorni in casa, assistendo mia madre che ha 90 anni», anche se in famiglia si alterna con i fratelli.
«Quello del personal shopper è un servizio bellissimo, anche se all’inizio è stato un salto nel buio – ammette Fulvio -. Mi sono messo in gioco per aiutare gli altri, ma non è facile, perché non sai chi sono, entri nelle loro case e a volte c’è diffidenza. Poi subentra la fiducia e la relazione prosegue. Da quando ho iniziato alcune persone non ci sono più, ma altre le frequento ancora».
Due anni fa si è preso cura di Silvio, che aveva figli, ma voleva restare indipendente: gli portava a casa da mangiare. «Gli telefono ancora adesso, ogni due o tre giorni…», spiega. Ora Fulvio lavora nella zona del Portello, dove abita Silvio, e approfitta dell’intervallo per andare a trovarlo: da quando è caduto e non può uscire, d’accordo con i figli gli porta anche la spesa. Per Fulvio è un piacere, non un peso. «L’anno scorso, invece, in zona Cagnola seguivo Onorina, di 92 anni – continua -. A un certo punto mi chiamava anche in ufficio, era un po’ “fuori” e ho dovuto fare da mediatore con i familiari per sistemare alcune situazioni. Quest’anno i figli, con i quali sono in contatto, hanno preferito portarla per due mesi in un istituto: sono andato a trovarla proprio ieri…».
Fulvio – che è anche terziario francescano – sottolinea che si tratta di «un’esperienza bellissima», dove «si tocca con mano la solitudine degli anziani, anche se hanno figli». Ogni situazione è una storia a sé, però non sempre i figli riconoscono quello che i genitori hanno fatto per loro. «Con l’anziano si crea un feeling e nasce l’emozione, anche se chi va a trovarlo non è figlio, nipote o altro parente – spiega Fulvio -. La nostra è una relazione gratuita. Oggi abbiamo smesso di pensare alla gratuità, ormai tutto ha un prezzo e si fanno le cose in base al guadagno. Eppure la gratuità è fondamentale per un cristiano».
Fulvio presterà servizio dall’8 al 23 agosto, «quando ci sono meno volontari disponibili, e andrò in ferie solo la prima e l’ultima settimana del mese. Di solito seguiamo una o due persone al massimo, ma a volte mi chiamano anche per le emergenze, quando ci sono situazioni particolari in famiglia…». «Il servizio è organizzato così – spiega Fulvio -. Passa un furgoncino con i pasti del Comune di Milano e io mi faccio trovare a una certa ora sotto la casa dell’anziano, oppure negli immediati paraggi. Io sono un ciclista e mi muovo in bicicletta: porto il pasto a casa, apro le confezioni e segnalo alla Caritas se qualcosa non va bene o se ci sono esigenze particolari nella dieta, anche se i menù vengono predisposti a monte». Durante il pranzo c’è tempo anche per chiacchierare: «Ascolto i problemi e i racconti. Poi, se la persona è sola e ha bisogno di qualcosa, faccio acquisti per il giorno dopo».
Fulvio continua a prestare servizio anche dai frati: «Tutte le domeniche vado alla mensa dei poveri. Vado dai Cappuccini, dove mi sento a casa. Vorrei tanto andare in pensione per dedicare più tempo, ma nonostante i miei 65 anni l’attesa è ancora lunga».