La Chiesa ambrosiana celebra la 25ma Giornata della Solidarietà, appuntamento che conserva tutta la sua attualità anche in questo periodo storico. Sabato 18 febbraio il tradizionale Convegno della vigilia presso un'azienda di Cinisello Balsamo

di Walter MAGNONI
Responsabile della Pastorale per il lavoro e la vita sociale

lavoro artigianale

La Giornata della solidarietà raggiunge il suo venticinquesimo anno. Fu infatti istituita dall’arcivescovo Carlo Maria Martini in un momento di fatica economica del Paese e rimane ancora oggi un segno dell’attenzione della Diocesi alla società. In questo momento storico il senso di questa Giornata appare ancora attuale per almeno tre grandi ragioni:

1. L’attuale congiuntura storica degli scenari internazionali. Il Brexit in Gran Bretagna, l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti e la crescita di formazioni politiche che puntano tutto sul populismo, sono elementi che convergono nella direzione di una sempre maggiore chiusura dei corpi sociali. Si pensi a come la Chiesa si trovi oggi in minoranza sia all’esterno, sia al suo interno nel promuovere politiche migratorie di accoglienza ai profughi: questa è una delle cifre con cui leggere una sempre maggiore perdita del legame sociale.

2. Il lavoro sta subendo fortissimi mutamenti e viviamo il tempo della cosiddetta rivoluzione industriale 4.0, dopo quelle del carbone e della macchina a vapore, del petrolio, dell’energia elettrica e della produzione di massa, e di internet e delle tecnologie dell’informazione e dell’automazione. Questa rivoluzione in atto tocca il campo dell’intelligenza artificiale (ovvero macchine capaci d’apprendere), della stampa 3D, delle nanotecnologie e delle biotecnologie. Si avvicina il momento in cui ci muoveremo su auto guidate senza il conducente. Inoltre il big data è algoritmo in grado di elaborare una quantità enorme di dati in tempi ridotti.

Tutto ciò ha prodotto grossi effetti sul mondo del lavoro, che vede l’estinzione o il forte ridimensionamento di molte professioni storiche. Un esempio soltanto: il mondo bancario ha visto una riduzione di posti di lavoro di quasi 20 mila unità solo negli ultimi anni e questo perché il sistema home-banking permette di fare da casa tutte le operazioni che solo fino a qualche anno fa necessitavano di uno sportello bancario. Ma si pensi anche alle vendite on line e a quanto incidono sulle vendite al dettaglio. Gli effetti nell’immediato sono una diminuzione dell’occupazione e questo chiede un forte ripensamento della divisione del lavoro e dell’impiego di persone.

3. Infine, vi è tutta la questione dei conflitti nelle nostre città. Il livello d’insofferenza tra gli esseri umani continua a crescere e talora l’antidoto allo scontro appare l’indifferenza. Per uscire da questa logica individualista, come Diocesi abbiamo chiesto ai territori di scrivere delle lettere alle proprie città. La cosiddetta “Lettera alla città” è un tentativo che stiamo attuando di “dialoghi della vita buona” dal basso, con l’intento di non perdere le trame di relazione tra gli abitanti dei territori.

Una città solidale è quella dove le persone riconoscono i problemi e le opportunità e insieme lavorano per risolvere i primi e per dare concretezza alle seconde. Questo chiede d’imparare un metodo per affrontare i conflitti e cogliere le energie che scaturiscono dalla presenza di altri popoli.

Una città solidale prende sul serio la questione della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione e scommette sul futuro della vita.

Una città solidale crede nella forza del lavorare nel locale, ma con uno sguardo globale.

Una città solidale sa che dall’educazione e dalla cultura passa il suo futuro e per questo non smetterà di sforzarsi con ogni energia per insegnare a pensare. Il dialogo tra persone che pensano resta la via fragile, ma urgente da conseguire.

I credenti inoltre affidano a Dio il loro agire e sentono la preghiera non un orpello, ma il fondamento della loro speranza.

Sabato 18 febbraio celebreremo il tradizionale Convegno della vigilia a Cinisello Balsamo, in un’azienda del nostro territorio che prova a vivere al suo interno logiche di solidarietà e che crede nella forza dei legami sociali. La scelta di vivere questa riflessione in una ditta è un piccolo segno del desiderio di pensare dentro i luoghi dove si vive la quotidianità.

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