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Redazione Diocesi

Il mandato missionario ci introduce nel terzio millennio… per questo possiamo contare sulle forze dello Spirito, che ci spinge a ripartire, sorretti dalla speranza che non delude (NMI, n. 58).
Siamo convenuti da tutte le chiese sante che sono in Italia, per consolidare e dare nuovo slancio all’attività di evangelizzazione. Il lavoro fatto insieme ci ha convinti a camminare più spediamente nelle strade del mondo, come pellegrini, compagni di questa umanità cui sentiamo il dovere di annunziare la salvezza operata dal Padre in cristo nella forza dello spirito.

Il nostro passo si deve fare più convinto , perché questo momento storico dell’umanità, attraversato da trasformazioni globali, contrapposizioni di culture e credi religiosi, da violenze, conflitti e ingiustizie, richiede alla Chiesa e ad ognuno di accogliere annunciare e diffondere il Vangelo, solo nel quale tutta l’umanità può trovare piena realizzazione.

Siamo coscienti che l’impegno missionario della Chiesa appartiene ad ogni fedele e ad ogni comunità. Fra tante urgenze, mantiene un carattere prioritario, che oggi si presenta caratterizzato dall’urgenza e dalla necessità. Come credenti siamo convinti che solamente in Cristo Gesù l’umanità possa trovare e divenire quell’unica famiglia quale Dio l’ha intesa nel crearla. Non sono le nostre programmazioni né le nostre dottrine che hanno la forza di salvare l’umanità,ma la persona di Cristo.
L’incontro con Lui dona pienezza di vita agli uomini di tutta l’umanità: per questo desideriamo continuare ad annunciarlo e testimoniarlo docili al’azione dello Spirito Santo. Il cammino missionario che ha fatto dalla Chiesa italiana in questi decenni è stato ricco di frutti, ma ètempo di dare inizio ad una fase nuova.

Il convegno ci ha interpellato su due punti nodali e interdipendenti espressi fin dal titolo: Comunione e corresponsabilità per la missione, in linea con gli Orientamenti pastorali dei vescovi italiani per questo decennio. Ci siamo interrogati: “Tu chiesa italiana, come comunità annunciante e testimoniante la salvezza, quali aeropaghi intravedi e scegli oggi per il tuo impegno missionario?”.
Siamo stati sollecitati ad allargare lo sguardo oltre il nostro ambiente e i nostri problemi per operare un discernimento dei segni dei tempi, della storia dell’umanità, che è sempre storia dell’intervento di Dio.
E’ in questa Galilea delle genti dove si scontrano e si incontrano credi religiosi, culture, dinamiche socio politiche ed economiche, dove la dignità dell’uomo è calpestata e tante volte negata, che bisogna far brillare la,luce che viene dall’Oriente.
E l’Italia è sempre stata un ponte sensibile e privilegiato per la comunione tra i popoli. Nel breve tempo a disposizione abbiamo individuato degli aeropaghi, degli ambienti, dei destinatari che dovranno connotare il cammino missionario delle nostre chiese.

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Dall’Africa siamo stati incoraggiati a costruire una chiesa come famiglia, in cui tutti trovano spazio di perdono e di riconciliazione.
Dall’America Latina, dove più palese è il problema della giustizia sociale, siamo stati chiamati alla missione di preparare il laicato che gestisca la cosa pubblica (santità politica) e a mettere in atto una resistenza pasquale che ha il martirio come sbocco naturale.
Dall’Asia ci siamo confermati nella convinzione che la missio ad gentes è anche scelta dei poveri e dialogo con culture e religioni e che non è possibile evangelizzare se non nella sofferenza. L’immagine della Chiesa adottata dalle chiese asiatiche è il servo sofferente di Jawhe.

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Infine, l’evangelizzazione oggi richiede il sangue, la donazione completa della vita sino ad offrirla per coloro ai quali si vuole annunciare l’amore d Dio. Speriamo che questo convegno non resti un episodio celebrativo della chiesa italiana, ma dia un contributo per delineare percorsi di impegni missionari per i prossimi anni.

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