Nel XXVIII anniversario della scomparsa del Professore. recentemente dichiarato Venerabile dalla Chiesa, un incontro presso l'Azione Cattolica ambrosiana con una riflessione del cardinale Scola
di Luciano CAIMI
Presidente di Città dell'Uomo
Sabato, 17 maggio, in occasione del XXVIII anniversario della scomparsa di Giuseppe Lazzati, presso la sede dell’Azione Cattolica ambrosiana (via Sant’Antonio 5, Milano), l’arcivescovo Angelo Scola, proporrà una riflessione dal titolo «Per una santità laicale». È l’occasione per tornare su un tema di assoluto rilievo ecclesiale e storico, che ha accompagnato la ricerca del Venerabile Giuseppe Lazzati lungo l’intero corso della sua esistenza.
Fra la fine della guerra mondiale e gli anni Cinquanta il tema del laicato e della sua promozione divenne per Lazzati motivo di assidua riflessione. Il Concilio gli avrebbe fornito, in proposito, il quadro di riferimento teologico decisivo. Il n. 31 della Lumen Gentium, che recita: «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio», fu, per lui, un vero e proprio cavallo di battaglia. Lazzati vi ravvisava l’indicazione del compito primario per il fedele laico: essere nel «mondo», nelle occupazioni “feriali” (famiglia, studio, lavoro, politica, cultura ecc.), presenza “animatrice”, concorrendo a far sì che ogni istituzione, ambito e attività corrisponda al disegno originario di Dio su di essi: un disegno funzionale alla crescita integrale dell’uomo.
Nel Professore era però altrettanto chiaro che il fedele laico, per realizzare al meglio la propria vocazione cristiana, necessita di robusta «vita interiore». Da qui il suo costante richiamo circa la necessità dell’ascolto della Parola, della preghiera personale e liturgica, dei sacramenti. Sotto il profilo spirituale, Lazzati rifuggiva da ogni cerebralismo o intimismo devozionale. La sua concezione della «vita secondo lo Spirito», di schietto timbro cristocentrico e di chiara connotazione ecclesiale, aveva i tratti di equilibrio e serenità propri della migliore tradizione cattolica.
Possiamo precisare gli aspetti caratteristici della spiritualità laicale suggerita dal Professore intorno a tre punti. Primo: spiritualità dell’incarnazione. Nell’ottica lazzatiana, il laico, in virtù della sua vocazione specifica, segnata dall’«indole secolare», deve agire a modo di fermento nella “pasta” del mondo, condividendo la comune condizione umana, svolgendo in maniera competente il proprio lavoro e animando dall’interno, con fede, speranza, carità, tutte le occupazioni quotidiane (cfr., al riguardo, la lettera A Diogneto). Secondo: spiritualità dell’impegno responsabile. Con ciò Lazzati alludeva alla “passione” per l’edificazione di una «città a misura d’uomo». Terzo: spiritualità del dialogo. Per il Professore, l’attitudine dialogica nei confronti di ogni persona e l’apertura disponibile ai «segni dei tempi» dovevano costituire tratto peculiare della sensibilità del fedele laico. Su questi elementi distintivi del modo di essere e di operare laicale Lazzati, com’è noto, ha fortemente insistito nel dopo-Concilio.
Per una nuova maturità del laicato (1986) è il titolo della sua ultima fatica letteraria. Vi ricorrono tre questioni cruciali: la cura per la formazione umana e cristiana dei fedeli laici; lo sviluppo di una comunicazione fraterna e franca tra le componenti del popolo di Dio; il riconoscimento della legittima autonomia di scelta nell’ambito temporale. Ognuno intende l’attualità di tali problemi.
Adulto maturo «per le responsabilità civili e politiche che ha assunto», «per la libertà con cui ha vissuto l’appartenenza ecclesiale», per avere praticato «una fede non negligente né pigra», «per lo stile sobrio, anche austero nella rigorosa disciplina dei sentimenti» (G. Grampa), Lazzati resta un punto di riferimento per il laicato cattolico.