Al centro della Giornata promossa dal Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale la ricezione dell’ecclesiologia del Concilio. Le Chiese particolari devono integrare pienamente la vita consacrata - e gli altri carismi - nella loro missione pastorale
di monsignor Paolo MARTINELLI
Vicario per la Vita consacrata maschile, Istituti secolari e nuove forme di vita consacrata
L’Anno della Vita Consacrata, iniziato il 30 dicembre 2014, avrà il suo compimento con le celebrazioni del 2 febbraio prossimo. Il Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale dedica la sua annuale Giornata di studio significativamente al tema “Vita Consacrata nella Chiesa oggi. Questioni chiave e prospettive”.
Il tema è vitale per tutti. Il Concilio Vaticano II aveva affermato a questo proposito: «Lo stato di vita dunque costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia inseparabilmente alla sua vita e alla sua santità» (LG 44). Come stanno, in effetti, i rapporti tra i doni “gerarchici” e quei doni “carismatici” peculiari che sono le realtà di vita consacrata? A regolarizzarli ci aveva provato un documento interdicasteriale del 1978: Mutuae Relationes. Papa Francesco ne ha richiesto esplicitamente la riscrittura, come disse già nel novembre 2013 davanti all’assemblea dell’Unione del Superiori Generali. Il lavoro sembra “a buon punto”. In gioco c’è la ricezione della ecclesiologia del Concilio Vaticano II.
Si tratta di evitare un duplice rischio: da una parte, che la vita consacrata sia trattata come manovalanza indifferenziata da utilizzare, quando serve, nella pastorale diocesana, senza riconoscimento della sua originalità; dall’altra, che tale forma di vita agisca sostanzialmente in modo parallelo alla vita della Chiesa particolare. Essere “Chiesa in uscita” chiede una visione più dinamica della comunità ecclesiale.
Poiché lo Spirito Santo, quando distribuisce liberamente i suoi doni, ha buoni motivi per farlo (LG 12), è necessario che le Chiese particolari integrino pienamente la vita consacrata – e gli altri carismi – nella loro missione pastorale. Allo stesso modo, è questione vitale che la vita consacrata, lasciata ogni autoreferenza, senta la Chiesa particolare e il suo vescovo come realtà intrinseche alla propria esperienza. Ciò permetterebbe una feconda interazione tra la dimensione particolare e universale della vita ecclesiale, insieme a una nuova vitalità vocazionale per la vita consacrata stessa.
Il Segretario della Congregazione per la Vita consacrata e le società di vita apostolica, S. Ecc.za Mons. José Rodríguez Carballo, protagonista dell’attuale dibattito sul tema, ne parlerà nella mattinata di giovedì 14 gennaio alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale insieme ai rappresentanti degli organismi di comunione della Vita Consacrata (Cism – Usmi – Ciis).