Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale, ha sottolineato come l’assemblea abbia suscitato uno «straordinario interesse e l’attiva partecipazione di tutto il popolo di Dio». Il cardinale Erdo, relatore generale, ha indicato i binari lungo i quali si snoderà la riflessione: verità e misericordia, dottrina e pastorale. Escluse pressioni mediatiche sui lavori sinodali
di Maria Michela NICOLAIS
«Coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa»: sono le tre virtù richieste da papa Francesco ai 270 padri sinodali. Come nel discorso di apertura dell’anno scorso, è «parresìa» la prima parola risuonata in aula, quando il Papa ha esortato i padri riuniti per la prima Congregazione generale della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo sulla famiglia a «leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio». Perché il «deposito della fede» non è «un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita». «Senza ascoltare Dio tutte le nostre parole saranno soltanto parole che non saziano e non servono – ha ammonito Francesco -. Senza lasciarci guidare dallo Spirito tutte le nostre decisioni saranno soltanto delle decorazioni». Il Sinodo «non è un Parlamento», dove «per raggiungere un consenso o un accordo comune si ricorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi»: è una «esperienza ecclesiale», uno «spazio protetto» dove la Chiesa «sperimenta l’azione dello Spirito Santo» e risponde a un Dio che «sorprende sempre», che è «sempre più grande delle nostre logiche e dei nostri calcoli». Il Sinodo «non si lascia impaurire né di fronte alle seduzioni del mondo», né di fronte «all’impietrimento di alcuni cuori» che «allontanano le persone da Dio». Non vuole «puntare il dito contro gli altri per giudicarli, ma tendere loro la mano per rialzarsi senza mai sentirsi superiori a essi».
Verità e misericordia, dottrina e pastorale: sono questi i due binari lungo i quali il Sinodo, fin dall’inizio della celebrazione di questa seconda e conclusiva fase, intende muoversi, partendo dal desiderio di «accompagnamento» della vita concreta delle famiglie. Ne ha parlato il cardinale Péter Erdő, relatore generale, ripercorrendo le tre parti dell’Instrumentum laboris, base dei lavori di queste tre settimane. La famiglia è «un tema improrogabile per la missione della Chiesa» e l’iniziativa inedita di papa Francesco di voler celebrare il Sinodo in due tappe – ha fatto notare il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale – ha suscitato uno «straordinario interesse e l’attiva partecipazione di tutto il popolo di Dio», come attestano le 102 risposte arrivate alle 46 domande del questionario che ha accompagnato la Relatio Synodi dagli organismi aventi diritto, a cui si sono aggiunte oltre 400 osservazioni inviate liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi spontanei di fedeli, movimenti e organizzazioni civili, nuclei familiari e singoli credenti; senza contare i contributi di studio degli esperti e degli accademici.
Niente effetti speciali, dunque, ma neanche sterile immobilismo: è quanto emerso dal primo briefing svoltosi in sala stampa vaticana. «Se dal Sinodo vi aspettate un cambiamento spettacolare della dottrina, sarete delusi», ha assicurato il cardinale André Vingt-Trois, presidente delegato di turno. Alla stessa domanda, monsignor Bruno Forte, segretario generale del Sinodo, ha integrato la risposta del cardinale Vingt-Trois spiegando che, nello stesso tempo, «non è che questo Sinodo si riunisce per non dire nulla: non è un Sinodo dottrinale, ma pastorale, come lo fu il Vaticano II, perché rende la Chiesa vicina agli uomini del suo tempo». «La Chiesa non può restare insensibile alle sfide pastorali – ha detto Forte -. Si tratta di vedere, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa, come venire incontro a queste situazioni». Al Sinodo, dunque, «non ci saranno modifiche dottrinali, ma le sfide pastorali» sono la «posta in gioco». Tra le questioni più calde per l’opinione pubblica, quella dei divorziati risposati, per i quali il cardinale Erdő ha incoraggiato «centri di ascolto» nelle diocesi e ha auspicato un «accompagnamento pastorale misericordioso, il quale però non lascia dubbi circa la verità dell’indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesù Cristo stesso». Quanto all’accesso alla comunione, «non è il naufragio del primo matrimonio, ma la convivenza nel secondo rapporto che impedisce l’accesso all’Eucaristia». Doverosa l’attenzione pastorale «verso le persone con tendenza omosessuale», senza discriminazioni, ma anche senza indebite analogie con il matrimonio e la famiglia.
Non sono mancate domande e risposte sulle «pressioni» mediatiche, definite dal cardinale Erdő nella sua relazione, sulla scorta dell’Instrumentum laboris, «del tutto inaccettabili». Il Papa è «completamente libero dall’aria del tempo», ha assicurato il cardinale Vingt-Trois, che ha poi risposto ad alcune domande sul coming out del funzionario vaticano gay Krzysztof Charamsa e sulle critiche mosse dall’ex-presidente irlandese Mary McAleese, che ha parlato di un Sinodo incongruamente composto da padri sinodali celibi che si occupano di famiglia. «Siamo tutti, noi e voi, membri di famiglia, siamo figli di qualcuno, viviamo in rete con le nostre famiglie, sorelle e fratelli, nipoti e zii – ha detto Ving-Trois -. Il fatto che siamo celibi succede a un alto numero di persone nella società contemporanea, che non per questo sono esclusi dalle loro famiglie».