Il Vicario generale presenta i quattro incontri in programma tra gennaio e febbraio tra l’Arcivescovo e sacerdoti e religiosi suddivisi per fasce d’ordinazione. L’obiettivo è quello di approfondire il senso di comunione e di testimonianza proprio del Ministero
di Annamaria BRACCINI
Le dimensioni dell’amore declinate secondo quattro prospettive e nella loro totalità, per approfondire il senso di comunione e di testimonianza peculiare del Ministero ordinato. È questa la tematica sulla quale il cardinale Scola invita a riflettere i sacerdoti ambrosiani e i religiosi impegnati in Diocesi, proponendo per il secondo anno quattro incontri per altrettante fasce di ordinazione presbiterale.
L’istruzione dell’Arcivescovo, con il successivo dibattito, saranno così il “cuore” dei confronti che, già l’anno scorso, hanno registrato un vivace interesse e una numerosissima partecipazione. E appunto sul significato complessivo di questa proposta, voluta da Scola «non come un altro progetto da attuare o un’ulteriore iniziativa, ma come momento che si nutre dell’incontro personale», parla il Vicario generale monsignor Mario Delpini, responsabile anche dell’équipe della Formazione permanente del clero.
La Diocesi è impegnata in una riforma del Presbiterio che passa attraverso la formazione di tutti i preti, anche di quanti hanno molti anni di Messa. Quali sono le vie maestre di questa riforma?
Certamente la sinodalità nel ministero e la consapevolezza di ciò che ci unisce e ci costituisce come preti sono questioni cruciali e, come tali, verranno articolate. Infatti, è l’appartenenza all’unico Presbiterio che definisce l’identità del sacerdote, non l’incarico che si ricopre o il potere che ci è conferito nell’amministrare i Sacramenti. È ovvio che la coscienza chiara della vita presbiterale, quale collaborazione col Vescovo per la sua missione apostolica e l’appartenenza alla Diocesi, comportano la condivisione di un “pensiero” comune riguardante le priorità da perseguire.
Quali?
Sono i temi che l’Arcivescovo ha indicato ai fedeli ambrosiani e che possiamo sintetizzare con i titoli delle sue Lettere e Note pastorali, Alla ricerca del Dio vicino, Il campo è il mondo, La Comunità educante e, per questo biennio, Educarsi al pensiero di Cristo. Con ciò il Cardinale intende richiamare i quattro criteri fondanti con i quali vivere la Comunità e questo vale, evidentemente, soprattutto per i preti.
Perché avete deciso di confrontarvi sul tema dell’amore di Cristo come principio unificante del Presbiterio?
La scelta è stata motivata dal desiderio di affrontare tale argomento partendo da una prospettiva spirituale. Prima delle ragioni pratiche, dell’azione, infatti, vogliamo evidenziare che siamo ciò che siamo – un solo Clero – in virtù dell’amore di Dio. La frase di San Paolo agli Efesini, che ho evidenziato nella Lettera di invito, non rappresenta perciò uno schema, ma la capacità di comprendersi come un solo corpo reso coeso dallo Spirito.
Quale è l’elemento più rilevante emerso in questo tipo di appuntamenti?
Direi che la sottolineatura più interessante e matura, nata dalle discussioni dell’anno scorso, è stata l’idea stessa di Presbiterio che si è andata configurando e che si vede bene scorrendo gli Atti in cui sono raccolti gli interventi del Cardinale pronunciati negli appuntamenti del 2015, inviati a tutti i preti proprio come strumento di lavoro su cui riflettere.
Confrontando i diversi incontri, sono differenti le problematiche che nascono, pur sullo stesso argomento di fondo, dalla differenza di età e o dagli anni di sacerdozio?
È molto difficile indicare diversità sostanziali o specifiche distinguendo tra fascia e fascia. Anzi, è bello e consolante vedere emergere, anche in questo contesto, alcune virtù peculiari del nostro Presbiterio, come la sua unità, l’operosità, la vicinanza alla gente vissuta con dedizione. Semmai si può notare, talvolta, un eccessivo desiderio di “fare” e una certa tendenza a centrare l’attenzione sulle singole attività svolte nella propria parrocchia o personalmente, più che su una visione corale del Ministero. Proprio per tale ragione, vogliamo insistere, attraverso questa offerta formativa, su una consapevole comunionalità sacerdotale.