Un viaggio nella pittura e nella vita del grande maestro lombardo in un nuovo libro del giornalista Luca Frigerio (prefazione di Timothy Verdon) -
Redazione
Chi osserva oggi i quadri di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, a prescindere dai soggetti rappresentati, vede una pittura impastata di colore e di sangue, ma anche di lacrime e di risate, di cielo e di terra. Ne intuisce il disagio esistenziale insieme alla gioia di vivere. Ne coglie la disperazione alternata alla speranza. L’esuberante carnalità accanto alla spiritualità più elevata. L’abisso del peccato sovrastato dal vertice della redenzione. La luce e le tenebre, appunto.
Ma perchè Caravaggio ha dipinto quel che ha dipinto proprio in quel modo? Che cosa “nascondono” i suoi dipinti? Perchè alcuni di essi suscitarono tanto clamore e vennero rifiutati? A queste e ad altre domande cerca di dare una risposta il nuovo libro del giornalista Luca Frigerio, Caravaggio. La luce e le tenebre, pubblicato da Ancora nella collana «Fra arte e teologia» in occasione del quarto centenario della morte del grande pittore lombardo. Un viaggio in undici tappe, attraverso altrettanti capolavori a soggetto sacro (dalla Vocazione di san Matteo al Riposo durante la fuga in Egitto, dalla Conversione di Saulo alla Morte della Vergine), nella vita e nell’opera di un maestro straordinario che ha voluto cercare nell’ombra del quotidiano i bagliori luminosi dell’eternità.
«Un testo magistrale – scrive nella prefazione monsignor Timothy Verdon, storico dell’arte e direttore dell’Ufficio Arte Sacra della diocesi di Firenze -. Concreto ed esatto, ben documentato, ma anche con un senso drammatico, un linguaggio mediatico, un fiuto per curiose affinità e significative incongruenze. Uno stile che sarebbe piaciuto allo stesso Caravaggio. Perchè, se è vero che la “la guerra è cosa troppo importante da lasciare ai soli generali”, forse anche l’arte non va lasciata ai soli storici, soprattutto quando, come nel caso di Caravaggio, si tratta di un’arte attuale e realista, impegnata e coinvolgente…».
Senza dubbio Caravaggio è oggi il pittore più conosciuto dal grande pubblico. Ma non si tratta di una semplice moda. C’è di più, è evidente, e di più profondo. Il fatto è, probabilmente, che nessun altro artista del passato sa parlare agli uomini del nostro tempo con altrettanta forza, con altrettanta immediatezza, dei grandi, fondamentali temi della vita, come l’amore, o la sofferenza, o la fede. Giocandosi in prima persona, ogni volta. Chi osserva oggi i quadri di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, a prescindere dai soggetti rappresentati, vede una pittura impastata di colore e di sangue, ma anche di lacrime e di risate, di cielo e di terra. Ne intuisce il disagio esistenziale insieme alla gioia di vivere. Ne coglie la disperazione alternata alla speranza. L’esuberante carnalità accanto alla spiritualità più elevata. L’abisso del peccato sovrastato dal vertice della redenzione. La luce e le tenebre, appunto.Ma perchè Caravaggio ha dipinto quel che ha dipinto proprio in quel modo? Che cosa “nascondono” i suoi dipinti? Perchè alcuni di essi suscitarono tanto clamore e vennero rifiutati? A queste e ad altre domande cerca di dare una risposta il nuovo libro del giornalista Luca Frigerio, Caravaggio. La luce e le tenebre, pubblicato da Ancora nella collana «Fra arte e teologia» in occasione del quarto centenario della morte del grande pittore lombardo. Un viaggio in undici tappe, attraverso altrettanti capolavori a soggetto sacro (dalla Vocazione di san Matteo al Riposo durante la fuga in Egitto, dalla Conversione di Saulo alla Morte della Vergine), nella vita e nell’opera di un maestro straordinario che ha voluto cercare nell’ombra del quotidiano i bagliori luminosi dell’eternità.«Un testo magistrale – scrive nella prefazione monsignor Timothy Verdon, storico dell’arte e direttore dell’Ufficio Arte Sacra della diocesi di Firenze -. Concreto ed esatto, ben documentato, ma anche con un senso drammatico, un linguaggio mediatico, un fiuto per curiose affinità e significative incongruenze. Uno stile che sarebbe piaciuto allo stesso Caravaggio. Perchè, se è vero che la “la guerra è cosa troppo importante da lasciare ai soli generali”, forse anche l’arte non va lasciata ai soli storici, soprattutto quando, come nel caso di Caravaggio, si tratta di un’arte attuale e realista, impegnata e coinvolgente…».Senza dubbio Caravaggio è oggi il pittore più conosciuto dal grande pubblico. Ma non si tratta di una semplice moda. C’è di più, è evidente, e di più profondo. Il fatto è, probabilmente, che nessun altro artista del passato sa parlare agli uomini del nostro tempo con altrettanta forza, con altrettanta immediatezza, dei grandi, fondamentali temi della vita, come l’amore, o la sofferenza, o la fede. Giocandosi in prima persona, ogni volta.