I percorsi formativi per accompagnare la transizione dalla condizione di giovane a quella di adulto

di Martino INCARBONE

Giovani

Per gli adolescenti di Azione cattolica la palestra dove vivere e alimentare la propria vocazione di laici cristiani è senza dubbio la scuola. Per la maggior parte dei ventenni la vita continua nell’università: prima o poi per tutti arriva il passaggio, il salto nel vuoto, il grande passo verso il mondo del lavoro. Questo passaggio è uno degli elementi che anche i sociologi individuano per definire la transizione dalla condizione di giovane a quella di adulto: le tre essenziali sono l’indipendenza abitativa, il completamento del percorso formativo e l’indipendenza economica attraverso il lavoro; restano poi altri due elementi importanti, ma non vincolanti come la relazione affettiva stabile e la genitorialità. Ciascuno di questi passaggi, mentre lo si vive, porta con sé grandi dubbi e grandi domande che arrivano nel profondo del cuore dell’uomo: a questi dubbi e domande la buona notizia di Gesù può dare una solida risposta.

Per questo motivo l’Azione Cattolica accompagna questi passaggi attraverso i suoi percorsi formativi. Negli ultimi anni l’attenzione dei gruppi degli adulti giovani di Ac si è rivolta verso il tema della crisi economica e del lavoro come vocazione. Il primo passo proposto ai gruppi è stato quello di conoscere ciò che sta accadendo nel territorio per capire come la crisi economica stia incidendo sul vissuto lavorativo, sui rapporti familiari, sugli stili di vita personali e delle nostre comunità. Ogni gruppo è stato invitato a incontrare sindacalisti, responsabili del Fondo famiglia-lavoro, operatori Caritas del territorio così da approfondirne la conoscenza e avere un’idea più chiara di quello che stava succedendo.  Il secondo passaggio importante è stato approfondire il tema della crisi aiutati da un esperto: da dove è nata? Chi e cosa l’ha causata? Ci potevano essere segnali premonitori? Il terzo passaggio è stato un interessante confronto, sul tema del lavoro, tra il Magistero della Chiesa e la Costituzione italiana. Alla fine del percorso si è cercato di identificare alcune piste di azione concrete da attuare personalmente e da proporre ai gruppi, alle comunità parrocchiali, all’associazione. Spesso la quotidianità del lavoro oggi e del lavoro dei giovani è precario, o eufemisticamente «flessibile». Spesso sembra insopportabilmente banale o povero di stimoli. Forse vale la pena tornare al senso reale del lavoro, al suo significato profondo di «prolungamento dell’opera del Creatore» (Gaudium et Spes), alla sua forza di «vocazione» e «via per realizzare sé stessi». Forse è proprio questa quotidianità difficile a rendere il lavoro una partecipazione all’azione redentrice di Cristo (Laborem Exercens).

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