Aperta alla Biblioteca Ambrosiana e nella Sacrestia del Bramante la tredicesima esposizione dedicata ai fogli del Codice Atlantico.

di Luca FRIGERIO

Leonardo da Vinci Francesco Melzi Ambrosiana

Si dice, e potrebbe essere vero, che Leonardo da Vinci abbia dissezionato oltre trenta cadaveri, sfidando divieti e anatemi, pur di studiare dal vero ossa, muscoli e tendini. Si racconta, e fu lui stesso ad annotarlo, che abbia raccolto l’ultimo respiro di più di un moribondo, per osservare con i suoi occhi il passaggio dalla vita alla morte. Eppure non sembrano che dettagli, aneddoti perfino, di fronte al grandioso progetto che il genio del rinascimento italiano perseguì per tutta la vita: comprendere l’umana esistenza nei suoi meccanismi fisici come nei suoi moti dell’animo, sopra e sotto la pelle, dentro e fuori il cuore e il cervello. Ricerche attorno all’anatomia dei corpi che in qualche modo non furono mai disgiunte dalle indagini relative a un’altra e ancor più vasta anatomia, quella della Terra stessa, grandioso organismo vivente nella visione ancora platonica, ma aggiornata in prospettiva cristiana, del maestro toscano come della maggior parte dei pensatori del suo tempo.

Proprio questo inscindibile rapporto fra uomo e natura, fra microcosmo e macrocosmo, è l’affascinante tema della nuova mostra realizzata dalla Biblioteca Ambrosiana attingendo ai fogli del Codice Atlantico. La tredicesima, per l’esattezza, sulle ventiquattro previste con cadenza trimestrale a presentare, nella sua interezza, lo straordinario corpus di carte vinciane custodito dalla prestigiosa istituzione culturale milanese. Un’iniziativa non solo inedita nella sua eccezionalità, ma anche benemerita per le continue scoperte e gli approfonditi studi che sono stati così favoriti, gettando nuovo luce sulle intuizioni di una mente geniale.

Il mondo vive, cresce, respira, osservava dunque Leonardo. Proprio come il corpo umano. «Potrei dire la Terra avere anima vegetativa – scriveva infatti in una famosa pagina di quel Codice Leicester, poi Hammer, che oggi è nelle mani di Bill Gates -; e che la sua carne sia la terra, li sua ossi sieno li sassi di che si compongano le montagne; il suo sangue sono le vene delle acque; il suo alitare è il flusso e il riflusso del mare…».

Riflessioni che ritornano, ad esempio, in uno dei più interessanti fogli esposti nella rassegna milanese, il 697, dove Leonardo propone appunto una suggestiva correlazione tra il flusso delle maree e la respirazione umana. Salvo poi palesare egli stesso, fra le righe, una certa perplessità per tale paragone, allorchè, spinto dalla curiosità di calcolare le dimensioni di un ipotetico, gigantesco «polmon della Terra», il maestro si accorge che i “conti” non tornano… Se infatti il corpo umano respira circa 270 volte in un’ora, com’è possibile, sembra chiedersi il Da Vinci, che la Terra impieghi dodici ore (tale è il ciclo delle maree) per muovere, “respirando”, una massa fluida che lui stesso quantifica approssivamente in quindici milioni di braccia cubiche? Un quesito destinato a rimanere in sospeso…

Il foglio 784, invece, insieme ad annotazioni eterogenee a carattere artistico e naturalistico, presenta anche un bel disegno di una gamba “scorticata” che, sia per la postura, sia per l’analisi dell’apparato muscolare, ricorda da vicino alcuni studi vinciani oggi nelle collezioni reali di Windsor, dove è confluita la parte più completa delle ricerche sull’anatomia umana di Leonardo. Anche in questo foglio del Codice Atlantico, tuttavia, la rappresentazione dell’arto non appare fine a stessa, ma sembra associarsi per analogia proprio a quel sistema di contrappesi che vengono esaminati nella parte scritta dal geniale autore.

Queste antiche carte, insomma, ci restituiscono con freschezza tutta la curiosità, gli interessi, i dubbi e perfino le emozioni del nostro ricercatore, rivelando anche una sorta di evoluzione verso un metodo sempre più “scientifico”. E che tuttavia non cancellerà mai quell’intimo, spirituale stupore di Leonardo per il Creato e per quella più alta creatura fatta a «immagine e somiglianza» del Creatore.

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