Il Cardinale, segretario generale del Sinodo, parla dell’Esortazione apostolica e anticipa i possibili temi per la prossima assemblea.

di Vincenzo CORRADO

Cardinale Lorenzo Baldisseri

«Una data importante per la Chiesa e per questo Pontificato»: non ha dubbi, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, nel definire così l’8 aprile, giorno della pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris lætitia. A un mese di distanza, lo abbiamo incontrato per fare il punto sulla ricezione del documento, ma anche per riflettere sulle prospettive future per «il cammino della sinodalità».

Eminenza, la pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris lætitia ha, in qualche modo, sugellato il cammino sinodale sulla famiglia compiuto negli ultimi due anni. Che bilancio si può fare di questo percorso? Dal suo particolare “osservatorio” può fare sintesi delle risposte all’Amoris laetitia in tutto il mondo?
La pubblicazione dell’Esortazione Amoris lætitia ha segnato il punto di arrivo di un lungo percorso, veramente sinodale, iniziato nel settembre 2013, che ha coinvolto tutte le componenti ecclesiali sul tema della famiglia nella Chiesa e nella società. È voce comune che il bilancio di questo cammino sia ampiamente positivo. Si è sviluppato un reale processo di approfondimento sulla famiglia e sulla sua vita concreta, nel quale tutti hanno potuto manifestare il proprio pensiero, le proprie preoccupazioni, le proprie prospettive, ciascuno secondo il proprio ruolo e la propria competenza. Con l’Esortazione apostolica il Papa ha mostrato di avere attentamente ascoltato ciò che il popolo di Dio e le due assemblee del Sinodo dei vescovi hanno elaborato e ha espresso la sua parola autorevole. A quanto mi risulta e come è emerso nella recente riunione del Consiglio di segreteria, l’accoglienza del documento è stata generalmente molto positiva. Viene per lo più evidenziata la capacità di comprendere e di essere vicino alle svariate esperienze che vivono le singole persone e le famiglie, la concretezza del linguaggio, la sottolineatura continua della bellezza e della ricchezza della famiglia, l’invito a saper cogliere quanto di positivo vi è nelle diverse situazioni. Molte persone hanno apprezzato la capacità d’inclusione contenuta nelle parole del Papa. Ricordo, per esempio, alcune persone vedove, che hanno testimoniato la loro commozione nel ritrovare la propria esperienza di vita nell’Esortazione, come anche la gratitudine che le famiglie visitate dal lutto hanno voluto esprimere al Santo Padre perché hanno sentito le sue parole e la sua stessa persona accompagnare il loro dolore.

Papa Francesco ha molto a cuore i temi della sinodalità e della collegialità. Nel suo discorso per la commemorazione del 50° del Sinodo dei vescovi ha detto, tra l’altro, che «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». È un percorso realizzabile? E in che modo?
È a partire dal Concilio Vaticano II che la riflessione sulla sinodalità è presente nella vita della Chiesa. L’istituzione del Sinodo dei vescovi nel 1967 ne è stata la prima diretta conseguenza. Quindi papa Francesco si inserisce in un cammino iniziato da tempo. E invita a proseguire questo cammino, nella convinzione che, come dice San Giovanni Cristostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi». Occorrerà riflettere e approfondire i diversi aspetti che sono in gioco, per individuare in maniera sempre più adeguata come concretizzare l’esperienza di una «Chiesa sinodale».

Come favorire l’ascolto e la comunione per una Chiesa sinodale?
Una Chiesa sinodale si basa sull’interazione di tre soggetti, ognuno dei quali ha un ruolo determinato e una funzione specifica: il Popolo di Dio nella sua totalità, i vescovi e il Papa. L’interazione evidenzia e rafforza la comunione tra questi soggetti. Occorre, quindi, che questa comunione si esprima anche visibilmente, sia nella vita concreta delle comunità ecclesiali, sia nei momenti in cui occorre prendere decisioni. Ci sono già vari luoghi in cui ciò avviene o dovrebbe avvenire: i Consigli parrocchiali, i Consigli presbiterali, i Consigli pastorali, per non parlare dei Sinodi diocesani, che stanno riprendendo un ruolo significativo nelle Chiese locali. La modalità di svolgimento delle ultime due assemblee sinodali sulla famiglia hanno fatto risaltare un ulteriore elemento che favorisce l’ascolto e la comunione in ordine a decisioni da prendere. Si tratta della consultazione di tutto il popolo di Dio: singoli, famiglie, sacerdoti, consacrati, gruppi, organizzazioni, centri accademici.

Nei giorni scorsi si è riunito il Consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo. Tra le altre cose sono stati individuati alcuni temi per la prossima assemblea. Ci può dire qualcosa?
Dopo la presentazione dei temi proposti dalle Conferenze episcopali e da altri enti di diritto, il Consiglio ha individuato due tipologie possibili di tema. La prima riguarda principalmente la vita interna della Chiesa e la sua organizzazione, come il ministero sacerdotale e la formazione a esso connessa; il dialogo interreligioso come promotore di pace; la sinodalità nella Chiesa. La seconda tipologia, invece, rivolge la sua attenzione maggiormente al rapporto della Chiesa con la società in cui viviamo, i suoi problemi e le sue attese. In questa prospettiva, sono sembrati importanti temi come la pastorale dei giovani, la migrazione dei popoli, la dottrina sociale della Chiesa. Ovviamente, la distinzione tra temi ad intra e temi ad extra vale “a grandi linee”, nel senso che quando la Chiesa guarda a se stessa, lo fa sempre per offrire un servizio migliore a tutta la società umana e quando rivolge la sua attenzione alla società lo fa per trovare vie migliori per l’annuncio del Vangelo. I temi, come previsto dal regolamento del Sinodo, sono stati proposti al Santo Padre, che deciderà opportunamente.

 

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