A cura di Giuseppe Grampa

Battesimo del Signore
Is 55, 4-7
Ef 2,13-22
Mt 3, 13-17

 

BATTESIMO DEL SIGNORE SECONDO MATTEO

Abbiamo appena celebrato il Natale e abbiamo ancora negli occhi la tenerezza di Dio in un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia e con un balzo di trent’anni ci troviamo di fronte Gesù che inaugura la sua vita pubblica dopo i lunghi anni trascorsi a Nazareth sottomesso a Giuseppe e a Maria. 
L’evangelista nota che Gesù viene appunto dalla Galilea al Giordano per farsi battezzare da Giovanni. 
Trent’anni che saremmo tentati di considerare insignificanti, trascorsi nella più ordinaria quotidianità, scanditi dai gesti del vivere e del lavorare. Non a caso vengono chiamati gli anni della vita nascosta. Anni così normali tanto che, come abbiamo letto domenica scorsa, quando Gesù prenderà la parola in pubblico, nella Sinagoga, mostrando grande sapienza, la gente del villaggio si stupirà e si chiederà: Ma costui noi lo conosciamo bene, è il figlio del falegname, conosciamo tutta la sua parentela. Gente comune, da dove viene a questo giovane uomo tanta sapienza? 
Per questo primo atto pubblico sulle rive del fiume, potremmo attenderci una qualche solennità e invece, di nuovo, lo stile di Gesù è sorprendente e paradossale: si manifesta nascondendosi, mescolandosi alla folla che accalcata sulle rive del fiume chiede a Giovanni Battista il gesto di penitenza mediante l’abluzione con l’acqua. 
Gesù si manifesta, si presenta nascondendosi dentro l’umanità. 
E infatti Giovanni il battista non vorrebbe considerare Gesù alla stregua di tutti gli altri, non vorrebbe assimilarlo alla gente, confonderlo con tutti gli altri. In questa scena ritroviamo la verità dell’Incarnazione, del venire di Dio a condividere la nostra condizione umana. C’è un dettaglio nel testo. Annota l’evangelista che i cieli si aprono quando Gesù esce dall’acqua. 
E’ questa una espressione consueta nelle pagine bibliche per indicare il comunicarsi di Dio all’uomo. Cieli aperti: un varco, un accesso al mistero di Dio. Viene alla mente la visione notturna di Giacobbe (Gen 28): una scala poggiata a terra mentre la cima raggiunge il cielo e angeli che salgono e discendono su di essa. Svegliandosi Giacobbe esclama: “Questa è proprio la casa di Dio, la porta del cielo… e io non lo sapevo”. Più volte il popolo di Dio ha invocato: “Oh se tu, Signore, squarciassi i cieli e scendessi in mezzo a noi”. 
Ora con Gesù i cieli sono aperti e quel Dio che nessuno può vedere si manifesta, ma si manifesta nascondendosi sotto i tratti del volto umano di Gesù di Nazareth.

Credo succeda a tutti noi: quando la fatica ci opprime alziamo istintivamente lo sguardo al cielo quasi a prendere forza. 
Ora possiamo riconoscere a questo gesto istintivo tutto il suo valore. 
Un gesto che può racchiudere un atto di fede: con Gesù i cieli sono aperti sull’umanità, con Gesù Dio si è a noi comunicato, perché su di lui è lo Spirito di Dio ed è il Figlio, l’amato. Il profeta Osea (11,7) ha una espressione di grande intensità e bellezza: “Il mio popolo chiamato a guardare in alto”.
Questa pagina ci interpella perché un giorno, per tutti noi avvolto nell’assenza di coscienza, siamo stati battezzati. 
E’ certo bello che i Genitori conferiscano il battesimo ai loro figli da poco nati. Con il dono della vita, dicono di voler affidare da subito alla tenerezza di Dio la loro creatura. 
Altri preferiscono attendere e rinviare questo gesto ad una età di maggiore consapevolezza. E’ una scelta che non manca di qualche motivazione plausibile anche se l’indicazione della Chiesa è perché il battesimo segni fin dall’inizio il cammino dell’esistenza. 
Altri, ancora, ed è fenomeno recente, chiedono di cancellare il loro battesimo perché dicono d’averlo subìto senza averlo scelto liberamente. Noi che abbiamo ricevuto il battesimo per scelta dei nostri Genitori vorrei che li ringraziassimo perché fin dai nostri primi giorni ci hanno affidati alla paternità di Dio, che avrebbe vegliato sui nostri passi. 
Si può venire al mondo per caso, per sbaglio, per un incidente di percorso…eppure ogni nascita anche quella di chi un tempo veniva bollato come figlio di nessuno, ogni nascita porta inscritta questa parola: Tu sei il mio figlio prediletto.

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