A cura di Giuseppe Grampa

III domenica di avvento
27.11.2016
Is 35 ,1-10
Rm 11,25-36
Mt 11,2-15

LA DOMANDA CRUCIALE: ” SEI TU COLUI CHE DEVE VENIRE…?”

Gettato nel buio delle sue prigioni da Erode che non ne tollerava la parola di denuncia, Giovanni Battista è attraversato da un dubbio terribile: Gesù di Nazareth è davvero l’Atteso, colui al quale lui, Giovanni, deve preparare la strada, oppure si deve attendere un altro? Ma come è nato in Giovanni Battista questo dubbio?

Ricordiamo alcune delle parole terribili della predicazione del Battista: Razza di vipere…la scure si abbatte sull’albero che non porta frutti, il fuoco che brucia tutto quanto non è buon grano…

E invece sulle labbra di Gesù non vi sono parole di tremenda condanna, Gesù non parla di un Dio giustiziere, al contrario annuncia una speranza per ogni uomo. Di qui lo sconcerto di Giovanni, quasi una crisi di fede.

Mentre Giovanni  attende il castigo di Dio, Gesù annuncia che a tutti è aperta sempre la strada del perdono e della salvezza. Alla domanda di Giovanni: “Sei tu colui che deve venire?” Gesù risponde invitando a decifrare alcuni segni: occhi che si spalancano alla luce, orecchie aperte alle voci, gambe che saltano e lebbrosi che ritrovano la pelle delicata di un bambino e soprattutto poveri ai quali è annunciata la buona, la bella notizia: la speranza e la salvezza.

 Dio si comunica a noi attraverso situazioni, fatti, eventi umani. In particolare si manifesta attraverso eventi di liberazione, di riscatto umano, di guarigione.

La gloria di Dio è l’uomo vivente e quindi là dove si realizza un processo di promozione umana, di solidarietà, di emancipazione lì possiamo dire c’è un indizio del Regno che viene.

I discepoli dell’Evangelo mentre collaborano con tutti gli uomini a liberare i loro fratelli dalle molteplici forme di servitù, oppressione e disumanità, non smettono di annunciare che la suprema liberazione dell’uomo ci è donata in Cristo.

Sempre agli inviati di Giovanni Battista ma anche a tutti noi Gesù dice: Beato chi non si scandalizza di me; in altre parole beato chi non si arresta perplesso, incredulo di fronte al segno povero, inerme della mia umanità. Ci avviciniamo al Natale: sapremo leggere nel segno del bimbo nella mangiatoia il volto di un Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio?

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