Sabato alle 21 al Teatro della Misericordia di "Casa Betania" a Seveso (corso Isonzo 90) la Comunità di Fratel Ettore propone una serata sul giovane�francese per il quale� si è aperto il processo di beatificazione


Redazione

Jacques Fesch nacque in Francia nel 1930, è conosciuto per aver ucciso un poliziotto, e dopo quel fatto sperimentò in carcere una conversione tanto radicale che indusse il Cardinal Jean-Marie Lustiger ad aprire il suo processo di beatificazione nel 1993. Nonostante fosse cresciuto in una famiglia cattolica, Jacques abbandonò la religione a 17 anni. A 21 contrasse un matrimonio civile con la giovane Pierrette, che aspettava un bambino. Dopo aver lasciato il lavoro nella banca di suo padre, aver condotto una vita disordinata, aver abbandonato sua moglie e sua figlia, aver avuto un figlio da un’altra donna, Jacques sognò di scappare da tutto viaggiando in barca attraverso l’oceano Pacifico, però i suoi genitori non vollero assecondarlo.
Nel 1954, per pagarsi la barca, rapinò un cambiavalute. Quando suonò l’allarme, tentò di fuggire sparando ad un poliziotto che voleva catturarlo, uccidendolo. La Corte francese lo condannò a morte nel 1957. All’inizio Jacques si mostrava indifferente riguardo alla sua situazione e si burlava della fede del suo avvocato.
Tuttavia, dopo un anno di carcere sperimentò una profonda conversione. Iniziò a credere con grande fede nel Signore e si pentì amaramente del suo crimine. Jacques iniziò a scrivere un diario spirituale, accettò la sua condanna serenamente e si riconciliò con sua moglie, un giorno prima dell’esecuzione. L’ultima frase del suo diario dice: “In cinque ore vedrò Gesù”. Morì ghigliottinato il primo ottobre 1957. Jacques Fesch nacque in Francia nel 1930, è conosciuto per aver ucciso un poliziotto, e dopo quel fatto sperimentò in carcere una conversione tanto radicale che indusse il Cardinal Jean-Marie Lustiger ad aprire il suo processo di beatificazione nel 1993. Nonostante fosse cresciuto in una famiglia cattolica, Jacques abbandonò la religione a 17 anni. A 21 contrasse un matrimonio civile con la giovane Pierrette, che aspettava un bambino. Dopo aver lasciato il lavoro nella banca di suo padre, aver condotto una vita disordinata, aver abbandonato sua moglie e sua figlia, aver avuto un figlio da un’altra donna, Jacques sognò di scappare da tutto viaggiando in barca attraverso l’oceano Pacifico, però i suoi genitori non vollero assecondarlo.Nel 1954, per pagarsi la barca, rapinò un cambiavalute. Quando suonò l’allarme, tentò di fuggire sparando ad un poliziotto che voleva catturarlo, uccidendolo. La Corte francese lo condannò a morte nel 1957. All’inizio Jacques si mostrava indifferente riguardo alla sua situazione e si burlava della fede del suo avvocato.Tuttavia, dopo un anno di carcere sperimentò una profonda conversione. Iniziò a credere con grande fede nel Signore e si pentì amaramente del suo crimine. Jacques iniziò a scrivere un diario spirituale, accettò la sua condanna serenamente e si riconciliò con sua moglie, un giorno prima dell’esecuzione. L’ultima frase del suo diario dice: “In cinque ore vedrò Gesù”. Morì ghigliottinato il primo ottobre 1957.

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