I manoscritti infantili del compositore russo in una gradevolissima interpretazione del concertista Konstantin Bogino, accompagnato dalla soprano Miomira Vitas: al Conservatorio una "perla" nel calendario del festival che unisce Milano e Torino

Giovanni GUZZI
Redazione

C’è chi prende giorni di ferie per seguire ogni appuntamento di MiTo SettembreMusica: a maggior ragione in questa edizione 2009, che vede la scelta di non duplicare sistematicamente i programmi eseguiti a Milano e Torino. Scelta che, ci risulta, rende particolarmente gradito dal pubblico il servizio “navetta” organizzato per collegare direttamente le sedi dei principali concerti nei due capoluoghi.
In effetti il bello di un festival è proprio l’immergersi completamente nel suo clima, partecipare a tutto il possibile, conoscersi, riconoscersi e scambiarsi opinioni fra pubblico, musicisti e i sempre cortesissimi giovani operatori dello staff… Arrivati a metà della manifestazione, ci piace descrivere una piccola “perla” trovata nel nostro personale itinerario musicale di appuntamenti “imperdibili”. Accanto all’universalmente noto Prokof’ev sinfonico – cui MiTo ha dedicato concerti straordinari -, nella Sala Puccini del Conservatorio un pubblico di fortunati ha infatti potuto conoscere anche il Prokof’ev bambino: materializzatosi nell’esecuzione di Juvenilia, i manoscritti infantili op. 65 da lui composti a 12 anni.
Tanto espressivo nel suonarli al pianoforte quanto coinvolgente nel presentarli al pubblico col suo efficacissimo italiano dall’inflessione russa, il concertista e didatta Konstantin Bogino, pur non potendolo affermare con certezza, ha tuttavia dichiarato altamente probabile che la sua possa essere stata una vera “prima esecuzione” di queste godibilissime impressioni del mondo che Prokof’ev stesso così propose al suo maestro: «Sono i miei cagnolini». Dopo averli esaminati, il maestro rispose: «Ma i tuoi cagnolini mordono!».
Cagnolini cresciuti alla scuola della madre musicista di Prokof’ev, che dalla cucina, mentre il figlio si esercitava ricercando un suo stile, gli diceva: «Sergej, ma ti rendi conto di quali terribili cose stai facendo al pianoforte?». Tracce di queste «terribili cose» e dell’evoluzione di un musicista oggi annoverato fra i “classici”, i presenti le hanno potute apprezzare, ancora al pianoforte, nella Marcia op. 33ter n.1, trascrizione dall’opera L’amore delle tre melarance, che “spopolava” negli anni Venti e che Prokof’ev non faceva mai mancare nei suoi concerti, e nelle composizioni in cui il pianoforte di Bogino ha suonato in duo con la soprano Miomira Vitas. Mai in subalterna funzione di semplice accompagnamento della voce, bensì con pari dignità nel contribuire a evocare, anche grazie a un’eloquente mimica della cantante, i testi messi in musica da Prokof’ev.
Il pubblico ha visibilmente apprezzato l’alternarsi di momenti struggenti e burleschi nelle Rielaborazioni di canti popolari russi, così come la cura del compositore nel trattare con delicato rispetto – per contenuto e struttura dei versi, seguiti musicalmente in ogni sfumatura – le poesie della poetessa sua contemporanea Anna Achmatova nei Cinque canti op. 27. Non è stato da meno il curioso e simpaticissimo finale, in cui i musicisti hanno invertito i ruoli e, con Miomira Vitas al piano, Bogino, dimostrandosi anche valente attore, si è perfettamente calato nella parte, fisica e vocale, dell’Orso: fiaba in musica di Stravinskij, compatriota, collega, coetaneo e leale avversario di Prokof’ev di cui disse: «È il più grande compositore russo… dopo di me». C’è chi prende giorni di ferie per seguire ogni appuntamento di MiTo SettembreMusica: a maggior ragione in questa edizione 2009, che vede la scelta di non duplicare sistematicamente i programmi eseguiti a Milano e Torino. Scelta che, ci risulta, rende particolarmente gradito dal pubblico il servizio “navetta” organizzato per collegare direttamente le sedi dei principali concerti nei due capoluoghi.In effetti il bello di un festival è proprio l’immergersi completamente nel suo clima, partecipare a tutto il possibile, conoscersi, riconoscersi e scambiarsi opinioni fra pubblico, musicisti e i sempre cortesissimi giovani operatori dello staff… Arrivati a metà della manifestazione, ci piace descrivere una piccola “perla” trovata nel nostro personale itinerario musicale di appuntamenti “imperdibili”. Accanto all’universalmente noto Prokof’ev sinfonico – cui MiTo ha dedicato concerti straordinari -, nella Sala Puccini del Conservatorio un pubblico di fortunati ha infatti potuto conoscere anche il Prokof’ev bambino: materializzatosi nell’esecuzione di Juvenilia, i manoscritti infantili op. 65 da lui composti a 12 anni.Tanto espressivo nel suonarli al pianoforte quanto coinvolgente nel presentarli al pubblico col suo efficacissimo italiano dall’inflessione russa, il concertista e didatta Konstantin Bogino, pur non potendolo affermare con certezza, ha tuttavia dichiarato altamente probabile che la sua possa essere stata una vera “prima esecuzione” di queste godibilissime impressioni del mondo che Prokof’ev stesso così propose al suo maestro: «Sono i miei cagnolini». Dopo averli esaminati, il maestro rispose: «Ma i tuoi cagnolini mordono!».Cagnolini cresciuti alla scuola della madre musicista di Prokof’ev, che dalla cucina, mentre il figlio si esercitava ricercando un suo stile, gli diceva: «Sergej, ma ti rendi conto di quali terribili cose stai facendo al pianoforte?». Tracce di queste «terribili cose» e dell’evoluzione di un musicista oggi annoverato fra i “classici”, i presenti le hanno potute apprezzare, ancora al pianoforte, nella Marcia op. 33ter n.1, trascrizione dall’opera L’amore delle tre melarance, che “spopolava” negli anni Venti e che Prokof’ev non faceva mai mancare nei suoi concerti, e nelle composizioni in cui il pianoforte di Bogino ha suonato in duo con la soprano Miomira Vitas. Mai in subalterna funzione di semplice accompagnamento della voce, bensì con pari dignità nel contribuire a evocare, anche grazie a un’eloquente mimica della cantante, i testi messi in musica da Prokof’ev.Il pubblico ha visibilmente apprezzato l’alternarsi di momenti struggenti e burleschi nelle Rielaborazioni di canti popolari russi, così come la cura del compositore nel trattare con delicato rispetto – per contenuto e struttura dei versi, seguiti musicalmente in ogni sfumatura – le poesie della poetessa sua contemporanea Anna Achmatova nei Cinque canti op. 27. Non è stato da meno il curioso e simpaticissimo finale, in cui i musicisti hanno invertito i ruoli e, con Miomira Vitas al piano, Bogino, dimostrandosi anche valente attore, si è perfettamente calato nella parte, fisica e vocale, dell’Orso: fiaba in musica di Stravinskij, compatriota, collega, coetaneo e leale avversario di Prokof’ev di cui disse: «È il più grande compositore russo… dopo di me».

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