Nella Basilica milanese meditazione drammatizzata dell’enciclica di Giovanni XXIII scritta e interpretata da Lucilla Giagnoni
Giovedì 22 ottobre, alle 21, nella Basilica San Lorenzo Maggiore a Milano, è in programma la meditazione drammatizzata dell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, scritta e interpretata da Lucilla Giagnoni (collaborazione al testo Maria Rosa Pantè, musiche originali Paolo Pizzimenti, luci e immagini Massimo Violato, consulenza Giannino Piana). Ne sono promotori l’Area pastorale Torino-Ticinese della Diocesi di Milano, il Centro Pastorale e l’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’Associazione Kerkis – Teatro Antico In Scena e l’Associazione Aidda.
La Pacem in terris dell’ 11 aprile 1963 è l’ultima lettera enciclica di Giovanni XXIII, che morirà solo tre mesi dopo, il 3 giugno 1963. Da molti è stata accolta come il testamento che il “Papa buono”, come un padre, lasciava a tutta la Famiglia umana. Dopo mezzo secolo il documento conserva una straordinaria attualità e suona in molte parti come una profezia che ci aiuta a cercare e riconoscere le responsabilità di quello che siamo oggi, con forti stimoli per alimentare la speranza in una possibile ripresa del cammino dell’umanità lungo vie di pace.
I pensieri e la voce femminile, intensa, di Lucilla Giagnoni ripercorrono gli ultimi cinquant’anni della nostra storia, letti alla luce delle parole e dei concetti-chiave dell’enciclica. Essa parla ai singoli non meno che alle comunità politiche non solo nazionali, ma internazionali e sovranazionali. La guerra ha un volto spietato: uccide, tortura, stupra, fa stragi, bombarda, come vicino a noi anche oggi sta avvenendo. Ma la guerra ha anche altre facce e usa altre armi e campi di battaglia: il lavoro, il cibo, la salute, i diritti, il denaro…
Un’unione d’intenti, mentre si sta svolgendo l’Expo, ha indotto a cercare una sinergia tra realtà diverse per proporre alla città di Milano questa meditazione, attraverso il linguaggio teatrale, sul tema della pace, «anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi». Come scenario è stata scelta la Basilica di San Lorenzo Maggiore, non solo per la grandiosa e possente architettura, ma anche per la sua storia: fondata all’inizio del V secolo, pochi decenni prima delle grandi invasioni dei barbari che, attraversato il Reno, cambiarono definitivamente la storia europea, venne completata forse pochi anni prima del sacco di Roma di Alarico, fatto che spinse Sant’Agostino (battezzato a Milano nel 387 da Sant’Ambrogio) a cercare un senso di quanto avveniva scrivendo la sua De civitate dei.
L’ingresso è a offerta libera e il ricavato sarà devoluto a un progetto di solidarietà ai rifugiati siriani e iracheni in Kurdistan sostenuto dall’ateneo.