Nel giorno della sua festa liturgica la figura del Santo vescovo al centro della lettura-concerto messa in scena da Paolo Pivetti, con il Coro dei Cantori Ambrosiani diretto da Giovanni Scomparin

Sant'Ambrogio

«Non cercare mai moglie a nessuno, e non fare raccomandazioni per chi vuol entrare in uffici pubblici». Questi saggi consigli, così adatti ai tempi nostri, sono di un uomo di oltre 1600 anni fa: Ambrogio, vescovo di Milano. Chi era Ambrogio di Milano? Tutti lo conoscono per fama, ma non molti, inclusi i milanesi, sanno bene che volto e che abiti dargli. Per incontrare Sant’Ambrogio dobbiamo risalire nientemeno che al tardo Impero Romano, al IV secolo dopo Cristo, tra il 340 e il 397. Allora Milano era già una delle grandi città europee, una delle capitali dell’Impero. «A Milano tutto è meraviglioso – scrive Ausonio, poeta latino del tempo -. D’ogni cosa v’è abbondanza a Milano. È fitta di ricchi palazzi, di grandi ingegni, di gente con l’aria felice…». Molto più che una “Milano da bere”! Di qui l’Imperatore governava tutto l’Occidente romano.

E qui si salda la storia di allora con la storia di oggi, e rende attualissima, addirittura contemporanea, la figura del grande santo al quale è dedicata la “drammaturgia per Narratore e Coro” scritta da Paolo Pivetti e realizzata insieme con il Coro dei Cantori Ambrosiani diretto da Giovanni Scomparin, che andrà in scena sotto le volte trecentesche dell’Abbazia di Mirasole (Strada consortile di Mirasole 1, Opera – Milano) la sera di sabato 7 dicembre, alle 21, proprio nella ricorrenza di Sant’Ambrogio.

La rappresentazione si svolge nella semplicità essenziale di una lettura-concerto: i momenti salienti della vita di Ambrogio, insieme con alcune sue famose pagine interpretate da Marco Balbi nelle vesti di narratore, si alternano con i cori eseguiti dai Cantori Ambrosiani. Alcuni brani musicali su strumenti antichi fanno da intermezzo. Pagine di altissima poesia della parola s’intrecciano con inni, antifone, responsori, arricchiti dalla magia dei melismi. Come nel celebre Aeterne rerum conditor, l’inno per la preghiera al canto del gallo: «Il gallo, messaggero dell’alba, già canta / vigile sin dal profondo delle tenebre. / La stella della luce / destata dal gallo / spazza via l’oscurità del cielo / e la genia dei cattivi spiriti è sconfitta…». Con la poesia degli inni, anche pagine di profonda e attuale riflessione tratte dalle epistole e dalle omelie, come quella sui doveri di un giudice: «Il bravo giudice non agisce d’impulso, né per interesse personale. Non porta nulla da casa sua già fissato, ma giudica soltanto secondo le prove…».

L’unico ritratto di Ambrogio che ci è pervenuto ce lo mostra di corporatura esile; ma la sua figura morale fu gigantesca. Fece inginocchiare l’imperatore Teodosio prima di concedergli il perdono per la strage che aveva compiuto a Tessalonica. Con un’altra potente, l’imperatrice Giustina, eretica ariana, combatté e vinse una lunga e durissima battaglia. E poi difese la sua gente nei momenti drammatici delle invasioni barbariche degli Unni e dei Goti; impiegò il tesoro della Chiesa ambrosiana per riscattare i prigionieri e sfamare tanti disperati. Con la storia di Ambrogio s’intreccia anche la vicenda spirituale di Sant’Agostino, che proprio da Ambrogio fu richiamato alla fede e battezzato.

Questi e altri temi, tra cui la nascita del Canto Ambrosiano che sta alla radice di tutta la liturgia cattolica, rivivono nella rappresentazione drammaturgica ospitata dalla comunità monastica Premostratense nell’abbazia di Mirasole. Non sarà soltanto un’operazione della memoria: il lascito di Ambrogio non è una pallida traccia nella storia, ma un’impronta tuttora viva, che ha lasciato il suo imprinting in una grande città come Milano e in tutta la sua terra.

Ingresso libero.

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