In scena la rappresentazione di Éric-Emmanuel Schmitt, diretta e interpretata da Christian Poggioni
Martedì 20 marzo, alle17.30, nell’aula magna dell’Università Cattolica di Milano (largo Gemelli), andrà in scena la rappresentazione teatrale Il Vangelo secondo Pilato di Éric-Emmanuel Schmitt, con Christian Poggioni (che cura anche la regia) e Simone Mauri. Le scenografie e i costumi sono di Ambra Rinaldo, le musiche originali di Amleto Pace e Antonio Gorgoglione
Il corpo di Jeshua è scomparso dal sepolcro. L’evento potrebbe innescare disordini politici e religiosi e Ponzio Pilato, governatore romano, setaccia la Galilea alla ricerca del cadavere. Ben presto comincia a circolare una notizia ancor più pericolosa: alcuni testimoni avrebbero visto Jeshua vivo. Che si tratti di un sosia? Pilato deve assolutamente sventare la leggenda di una resurrezione, dalle conseguenze imprevedibili per la Galilea e forse per tutto l’impero.
Nonostante una caccia serrata, né il corpo né il sosia verranno trovati: le ipotesi razionali che Pilato si affanna a costruire vengono smentite una dopo l’altra, tutte le piste conducono sulla soglia di un mistero. Il governatore, infine, è costretto ad arrendersi e la ricerca si sposta dai meandri di Gerusalemme al labirinto della coscienza di Pilato. Insieme a lui, è il pubblico stesso a confrontarsi con l’irrompere del mistero, dell’inconoscibile – e della speranza – nell’esistenza umana.
Come ha scritto Claudio Elli su Teatro, «Poggioni, in una sorta di monologo interrotto dalla presenza dell’attendente Sesto interpretato da Simone Mauri, trascina il pubblico negli alambicchi dei tormenti di Pilato in chiave epistolare nella trascrizione di una lettera al fratello. Lo spettacolo, della durata di un’ora e mezza, cresce nella seconda parte man mano che il mistero sul Redentore s’infittisce, non lascia tregua e non offre spazio ad alcun tipo di diniego. Una pièce intensa, ben studiata, che affascina e attrae suscitando una profonda emozione nel finale, e riesce a far maturare la convinzione che senza il dubbio non può scaturire l’identità di alcuna fede».