Quasi 8 immigrati su 10 in città lavorano, ma i tempi della pubblica amministrazione non facilitano l'uscita dal "sommerso". La denuncia del Naga: «Anche se occupati, devono comunque aspettare una sanatoria»
Redazione
18/03/2008
di Cristina CONTI
Troppa burocrazia e legge insufficiente per regolarizzare gli stranieri. Questa la denuncia dei volontari del Naga. Sono 38 mila gli irregolari a Milano che si sono rivolti all’associazione dal 2000 al 2006 per ricevere assistenza medica. E, intanto una ricerca, svolta dall’Università Bocconi in collaborazione con lo University College di Londra, sottolinea che il tasso di occupazione dei cittadini arrivati in città da almeno tre anni è del 76%. Un vero e proprio record. Superiore a quello degli italiani (58%) e dei lombardi (67%).
Il 10% degli immigrati, poi, ha frequentato l’università e più della metà almeno la scuola superiore. Le più colte sono le donne, meglio inserite anche nel sistema economico cittadino: tra loro il 62% lavora, contro il 55% degli uomini e il 60% ha un’occupazione più stabile, contro il 37% dei colleghi maschi.
Ma il lavoro è spesso senza garanzie e diritti. Spesso e volentieri manca la casa. Collaboratrici domestiche e badanti, nel 14% dei casi, sono avvantaggiate perché vivono insieme al loro datore di lavoro. Molti vivono in affitto e per contrastare i canoni troppo alti condividono gli appartamenti con un gran numero di connazionali: la media di occupanti per stanza è di 2,2 persone. L’8% degli uomini e il 4% delle donne è senza fissa dimora, oppure trascorre la notte in insediamenti abusivi.
Èdifficile anche riuscire a regolarizzarsi: «Anche se si trova un’occupazione gli immigrati devono comunque aspettare una sanatoria per uscire dal sommerso – denuncia Pietro Massarotto, presidente del Naga -. L’ultima risale al 2002. Purtroppo il nostro meccanismo legislativo impedisce la regolarizzazione degli extracomunitari una volta che già si trovino sul territorio italiano».
Troppo lunghi, ancora una volta, i tempi della pubblica amministrazione. La Lombardia si conferma la regione che ha ricevuto più domande nell’ultimo decreto flussi, con 152.260 richieste. Mentre Milano è la prima città d’Italia, con 76 mila domande di lavoro a fronte di 6199 posti disponibili. «Èimportante velocizzare le pratiche di regolarizzazione per non trasformare l’arrivo degli stranieri in un problema – aggiunge Massarotto -. Per i nulla-osta bisognerebbe definire un iter più agile».